Don Sergio, la strada è quella giusta

Alessandro

Gallo

Cos’è cambiato dal 5 gennaio? Beh, al Forum, quando la gara si concluse dopo un supplementare, sul 102-99 per l’Olimpia, mancavano Mannion, Cordinier ed Hervey. In più c’erano Belinelli (al massimo stagionale con 34 punti) e Alexander. Non c’erano Hackett e Shengelia che, se non ci fosse stata una guerra di mezzo, per questa stagione sarebbero rimasti a Mosca.

Ma in questi quasi cento giorni – dal 5 gennaio al 10 aprile – al di là delle assenze (e Milano ne aveva tante), è cambiato qualcosa anche nella conduzione tecnica della squadra.

Scariolo, che mancava in Italia da alcune stagioni e, a livello di club, ultimamente aveva lavorato come vice, ha lasciato che la squadra, nei primi mesi, si annusasse. Ha tollerato errori, ha concesso minuti anche a chi, magari, avrebbe meritato la panchina.

Adesso è cambiato tutto: non è più il momento di gestire la squadra e il minutaggio con il bilancino da farmacista. E’ il momento, senza tirare il collo a nessuno, di ottenere il massimo.

E il massimo si ottiene con un gruppo capace di esprimere, sul parquet, tutta la sua fisicità e la sua determinazione. Più Hackett e Shengelia, quindi, meno Mannion (’ne’ domenica), Alibegovic ed Hervey (senza dimenticare la rinuncia a Sampson). Più qualità e meno minuti richiesti a Teodosic. Chi resta fuori, però, non è bocciato. In questo vale doppia l’esperienza di don Sergio che, alla guida della Spagna – con cui ha vinto tutto –, ha saputo dosare e gestire un gruppo.

Offrendo, il giorno dopo un ’ne’ la possibilità di riscatto a tutti. C’è una gerarchia precisa, ora, ci sono delle scelte. Che però non sono definitive: Scariolo è pronto a rivederle sulla base di quello che vede in palestra. Nessuna esclusione, ma è chiaro che sta in campo solo chi è al massimo. Difficile dar torto a don Sergio.

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