Non Superlega ma Super ricchi

Giuseppe Tassi

La Champions degli anni Duemila non è ancora la Superlega ma la Lega dei superricchi questo si. Con il Psg “all star” di Messi e il Manchester City degli sceicchi in pole position, con lo United che si riprende Ronaldo. E poi Liverpool e Chelsea, Real, Atletico, Barcellona e naturalmente il sempiterno Bayern Monaco. Neppure il Covid e i bilanci in rosso di molti club hanno ridotto il gap economico fra la Lega dei paperoni e il resto della compagnia.

Chi era pronto a varare la Superlega, la Juve in prima fila, oggi deve guadagnarsi sul campo meriti e lauti premi per entrare a buon diritto nell’esclusuvo club dei superricchi.

Impresa doppiamente complicata, perché la Signora Mangiacampionati è scomparsa. E oggi dopo una partenza da brivido, con un punto in tre partite, Allegri chiede proprio alla Champions di rilanciare la sua Juve. La Coppa dell’impossibile può diventare la medicina, la cura traumatica ma efficace per una squadra colpita da una crisi di identità. Allegri, scelto come parafulmine contro le polemiche a 9 milioni l’anno, ha liquidato Ronaldo senza rimpianti ed è convinto di poter ridisegnare una squadra vincente in Italia e in Europa.

Ma nel ruolo di demiurgo che si è assunto i peccati di superbia sono dietro l’angolo.

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