Bologna, 1 dicembre 2012 - Ausl unica della Romagna, ci siamo. Il 21 novembre scorso l’assessore regionale alla Sanità, Carlo Lusenti, ha ricevuto quello che aspettava: il via libera all’unificazione delle aziende.

Si tratta di un documento di 12 pagine firmato dai quattro presidenti di conferenza territoriale socio-sanitaria (Ctss) di area vasta. Il testo è stato sottoscritto il 19 novembre dal sindaco di Rimini Andrea Gnassi (presidente della conferenza di Rimini, ha rilevato l’incarico dopo le dimissioni del presidente della Provincia Stefano Vitali un paio di settimane fa), dal sindaco cesenate Paolo Lucchi (conferenza di Cesena), da quello di Forlimpopoli Paolo Zoffoli (conferenza di Forli’), dal presidente della Provincia di Ravenna Claudio Casadio (conferenza di Ravenna).
 

Il testo congiunto da mesi è condiviso da Ravenna e Cesena; recentemente ha iniziato a circolare con insistenza anche tra Forlì e Rimini, fino all’ultimo più scettica dei colleghi sull’unificazione. Se Lusenti nei mesi scorsi non si è stancato di ripetere che l’input ad un’integrazione più spinta sarebbe dovuto partire dai territori, oggi l’obiettivo - ambizioso - può essere quello tracciato dal sindaco di Ravenna Fabrizio Matteucci in settembre: Ausl unica della Romagna dal primo gennaio 2014.


La scelta è di fatto obbligata se si considera, tra le altre ragioni, scrivono i presidenti delle conferenze sanitarie romagnole, che “nel prossimo triennio avremo di fronte una contrazione netta delle risorse disponibili di almeno il 10%, sotto l’influenza congiunta della contrazione della crescita del finanziamento pubblico e della crescita del costo dei beni e dei servizi”. Alcuni effetti, da gestire con i direttori generali, sono la riorganizzazione degli ospedali “sulla base del taglio dei posti letto previsti”, la programmazione delle case della salute e “l’assorbimento dell’Irst/Irccs” di Meldola “nell’eventuale Ausl unica”. Quest’ultimo passaggio con “mantenimento dell’apporto dei privati alla ricerca attraverso la costituzione di un’apposita Fondazione”, si precisa nel testo.


Affinchè il processo dell’Ausl unica parta bene, Gnassi, Lucchi, Zoffoli e Casadio chiedono tra l’altro “la comparazione con altri casi di fusione almeno italiani che hanno/non hanno funzionato”, il “riconoscimento degli impegni assunti dalla Regione sul fondo di riequilibrio”, la “stabilizzazione di un governo della transizione che, fino all’entrata in funzione dell’assetto finale, veda la presenza dell’attuale tavolo identificato da presidente e assessore regionali, presidenti di Ctss, sindaci dei quattro Comuni maggiori e presidenti delle Province”, dg di assessorato e di Ausl.


Sulla futura direzione generale dell’Ausl unica, l’accordo oggi è che il ruolo non lo ricoprirà nessuno degli attuali quattro dg delle aziende coinvolte (nei mesi scorsi le voci indicavano il ravennate Andrea Des Dorides) e nemmeno Tiziano Carradori, dg Sanità e Politiche sociali della Regione. L’individuazione del nuovo manager è partita, ma le trattative non saranno brevi: intanto, serve “un deciso rafforzamento del coordinamento fra dg”.


In ogni caso, l’unificazione delle Ausl deve seguire “le migliori pratiche”, è il motto del documento: e una volta analizzata “la storia dell’area vasta Romagna” e la “delicata questione” della “interazione territoriale”, è “evidente che processi d’integrazione spinti fino alla fusione debbano essere approcciati con il massimo impegno al successo finale”.
Preservando comunque una certa “omogeneità su scala aziendale” e “i necessari margini di autonomia alle articolazioni territoriali”.

 

(Fonte: Dire)