
Uno dei negozi chiusi in corso Mazzini, nel salotto del commercio
La spoliazione dei negozi di abbigliamento dal centro storico e anche dalla vasca del cuore urbano che corrisponde al salotto commerciale non si arresta.
Non ne è immune neppure il corso per eccellenza più prestigioso che dal Duomo si estende fino al ’Papa’ e al Babbi Caffè, che nei decenni trascorsi fioriva di negozi insediati in locali a canoni assai onerosi ma ugualmente ricercati.
In corso Mazzini nei giorni scorsi hanno chiuso nella parte di strada di fronte al porticato i due negozi di Dolcini, con abbigliamento femminile e con indumenti maschili. La copertura delle vetrine dell’altro negozio di abbigliamento Doppelganger, qualche metro più in là, in galleria Almerici, viene spiegato con un foglietto affisso alla vetrata d’ingresso con la chiusura per rinnovo locali, come nella vicina via Strinati John Ashfield donna si annuncia la chiusura temporanea del negozio.
In corso Mazzini negli ultimi tempi si sono verificate chiusure di vari negozi di abbigliamento a partire dalla boutique Midali, cinquanta punti vendita in tutt’Italia, che salutò i clienti cesenati dicendo che la piazza non si era rivelata pari alla aspettative. Il locale, in uno delle posizioni più invidiabili del centro, un anno dopo è tuttora sfitto. All’angola tra via Strinati e corso Mazzini un altro locale con felice visibilità vedrà il passaggio di locazione da Pnt a Eni, altra tipologia rispetto al tradizionale abbigliamento.
Ma è la parte come si diceva opposta al porticato, a soffrire in modo più marcato, per la chiusura di varie attività e una manciata di vetrine spente una dietro l’altra. In controtendenza sotto il porticato hanno aperto i mesi scorsi i negozi Mabù e Charlie approfittando degli spazi lasciati liberi da ’La tazza d’oro’ trasferitasi dall’altra parte del corso, in galleria Almerici.
"Il settore dell’abbigliamento, più di altri subisce la concorrenza spietata del web – rimarca il direttore Confesercenti Graziano Gozi –: è difficile trovare l’equilibrio economico per un nuovo negozio di abbigliamento e non c’ è ricambio generazionale".
"Il contesto è molto complesso - afferma il presidente Confcommercio cesenate Augusto Patrignani – ma non deve essere un alibi. Il settore va maggiormente sostenuto a livello fiscale e con incentivi comunali per le neo imprese e anche il centro della città va reso più attrattivo con interventi rigenerativi".