"Affrontare i problemi per dare una prospettiva ai nostri giovani"

L'Istat ha intervistato giovani italiani e stranieri, evidenziando la necessità di affrontare le sfide sociali per garantire un futuro positivo ai giovani e favorire l'inclusione.

L’Istat ha intervistato quasi 40.000 giovani fra 11 e 19 anni, un campione significativo dei circa 5,1 milioni di ragazzi che vivono oggi in Italia. Trent’anni fa erano 6,4 milioni, nel 2050 si prevedono 3,8 milioni, mettendo a serio rischio la tenuta economica e sociale del nostro paese. Senza l’immigrazione degli ultimi trent’anni la situazione sarebbe già tragica: sono quasi il 10% i ragazzi stranieri che vivono da noi, ma va aggiunto il 6% dei ragazzi che ha la doppia cittadinanza e l’8% che ha un genitore nato all’estero. Quasi un quarto dei nostri giovani ha dunque, almeno in parte, una origine straniera, rallentando quell’inverno demografico in cui siamo entrati. L’indagine riguarda le loro aspettative. Mi limito a sottolineare un paio di dati. Il 75% desidera formare una famiglia e il 70% vuole avere figli; meno del 10% non li desidera, gli altri sono indecisi. Ma a questo dato positivo va associata una risposta che invece preoccupa: un terzo dei giovani non vede il proprio futuro in Italia, ed in particolare il 38% dei ragazzi stranieri desidera spostarsi in un altro paese dell’occidente che offra loro maggiori opportunità. Occorre riflettere su questi dati. Per dare una prospettiva di futuro positiva ai nostri giovani, dobbiamo affrontare le maggiori questioni sociali del paese: un lavoro che sia meglio retribuito e corrispondente alle loro aspettative e al grado di istruzione; una scuola capace di sostenere i ragazzi più svantaggiati per origine familiare e per condizione di reddito; una casa dignitosa a costi ragionevoli, e soprattutto la possibilità di trovare una casa in affitto per chi non ha l’aiuto della famiglia; servizi sociali per le giovani famiglie, a partire dalle scuole per l’infanzia, a costi sostenibili se non gratuiti per chi ha un basso reddito. Aggiungo la necessità della piena inclusione dei giovani di origine straniera nella vita della città, non solo nella scuola, ma anche nello sport e nella vita culturale e sociale. E’ un interesse dell’intera comunità, se non vogliamo ridurre la questione dei giovani stranieri solo ad un problema di ordine pubblico. Non ho lo spazio per articolare meglio questi temi, ma credo che debbano diventare centrali nei programmi di tutte le forze politiche, sia a livello nazionale ed europeo, che a livello locale. Dobbiamo assumere i bisogni e le aspettative dei nostri ragazzi come primo punto di riferimento della politica, alzare lo sguardo e proporre una visione più positiva per il loro futuro, che è poi quello di tutta la comunità.

Edoardo Preger

ex sindaco di Cesena