Un cesenate nel team di ricerca sui cani robot: “Saranno il futuro”

Ingegnere informatico di Cesenatico, dopo aver lavorato in tutta Europa ora è a Trento

Andrea Del Prete

Andrea Del Prete

Cesena, 30 luglio 2019 - Passare ore in laboratorio a sviluppare sistemi che consentano ai robot di muoversi autonomamente. È la specialità di Andrea Del Prete. Trentacinque anni, di Cesenatico (Cesena), la sua passione di bambino si è concretizzata in un lavoro al quale è arrivato dopo un lungo percorso di studi. Studente di Ingegneria Informatica all’Università di Bologna, campus di Cesena: è stato quello il suo trampolino verso il mondo della ricerca internazionale “nel quale – ci tiene a precisare – i ricercatori e i laureati italiani, specie quelli dell’Alma Mater, sono considerati tra i più preparati e dunque tenuti in altissima considerazione”.

La squadra di studiosi con cui collaborava in Francia, per dire, si era data l’italianissimo nome di ‘Gepetto Team’ (scritto proprio così), in omaggio al noto personaggio della favola di Carlo Collodi. E poi, a ben guardare, anche la metafora era attinente. Perché come Mastro Geppetto aveva plasmato il burattino animato Pinocchio da un pezzo di legno, così Andrea Del Prete (oggi, dopo tanto peregrinare in Europa, ricercatore a tempo determinato all’università di Trento) elabora gli algoritmi deputati al controllo dei movimenti dei robot dotati di gambe. Due, come i robot umanoidi, o quattro, come i cani e altri robot quadrupedi.

Del Prete, come si arriva a costruire robot per professione?

“Nel 2009 mi sono laureato in Ingegneria Informatica al Campus di Cesena dell’Università di Bologna. Dopo un anno passato a lavorare in un’azienda informatica di Cesena, ho vinto il dottorato di ricerca all’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, dove ho seguito il progetto ICub, il robot umanoide al momento fra i più avanzati in Europa. All’Iit sono rimasto 4 anni (3 di dottorato e uno di postdoc), poi sono partito per proseguire all’estero la mia ricerca”.

Ha girato l’Europa studiando i robot dalle sembianze umane.

“Sì, dal 2014 al 2017 ho fatto parte della ‘Gepetto Team’ al Laas/Cnrs di Tolosa, l’equivalente francese del nostro Cnr: anche lì mi occupavo di un robot umanoide. Nel 2018 mi sono spostato in Germania, al Max Planck Institute di Tubinga, dove facevo ricerca sui meccanismi di generazione e controllo del movimento nei sistemi intelligenti. All’inizio del 2019 sono rientrato in Italia: sono ricercatore a tempo determinato all’Università di Trento”.

Dal 2013 ha cominciato a interessarsi anche dei robot quadrupedi.

“Negli anni del dottorato all’Iit avevo conosciuto un collega di Rimini, Michele Focchi, che era nel gruppo di ricerca guidato dal Dr. Claudio Semini, focalizzato sui robot quadrupedi. Ci siamo tenuti in contatto e abbiamo deciso di unire le nostre competenze per lavorare su tematiche comuni. Nel 2014 siamo stati i primi al mondo a far arrampicare il cane tra due pareti, mettendo a punto un algoritmo che gli consentisse di gestire le forze su un suolo inclinato - anziché piano - senza scivolare”.

Quali sono i possibili usi dei quadrupedi robot al di fuori dei laboratori di ricerca?

“L’applicazione più immediata è in contesti in cui l’uomo non può essere presente per motivi di sicurezza, ad esempio all’indomani di catastrofi naturali (terremoti, maremoti o altro) o di disastri causati dall’azione umana (incidenti nucleari), oppure in ambito spaziale. Ma, in futuro, si potranno vedere questi robot lavorare a stretto contatto con gli esseri umani”.

Quali saranno, secondo lei, le conseguenze a livello etico e sociale? Abiteremo presto un mondo dominato dalle macchine, come quello paventato da tanti film di fantascienza?

“La conseguenza più urgente con cui l’umanità dovrà fare i conti è la proliferazione dei robot nel mondo del lavoro. In particolare, per le mansioni standardizzate, sarà sempre più conveniente utilizzare robot come manodopera. Ciò comporterà una disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza ancora più accentuata rispetto a quella già presente. È necessario che gli organismi politici ne discutano e operino delle scelte per il bene comune”.