"Cesena Sport City, un progetto che fa scuola"

Francesco Baronio, studente della Bocconi, ha dedicato la tesi di laurea al modello locale di sviluppo di infrastrutture per la pratica sportiva

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di Luca Ravaglia

I casi virtuosi che valgono una tesi di laurea magistrale si possono trovare anche a casa propria. E’ quello che pensa Francesco Baronio, ora studente alla Bocconi di Milano, che si è messo agli spalle il percorso di studi bolognese dedicato al management delle attività motorie e sportive discutendo quello che sta succedendo (anche) a Cesena col modello di Sport City.

Baronio, cosa la convince di questo modello?

"La pratica dello sport è un fattore decisivo in grado di aumentare socialità e qualità della vita. E in quest’ottica va visto nella sua estensione più ampia, a misura di tutti".

Facile da dire, meno da fare. "Proprio per questo ritengo che il modello delle ‘sport city’ rappresenti la strada giusta verso il domani".

Lo dicono i libri?

"E’ un argomento ampiamente trattato sui banchi dell’università, certo. Poi quando ti accorgi che quello che senti a lezione si sta iniziando a progettare anche nella tua città, è normale esserne orgogliosi".

Ha dedicato un capitolo della sua tesi al caso di Cesena.

"La strada è lunga e gli interventi da fare sono tanti. Ma ritengo decisivo l’intento di rivolgersi a tuttala popolazione, a partire da giovani e giovanissimi, ma anche agli adulti, a chi esce dal lavoro e, pur non essendo iscritto ad alcuna società sportiva, vuole tenersi in forma magari concedendosi un’ora di corsa all’aperto. La rete di infrastrutture e servizi di una comunità all’avanguardia deve pensare anche a questo".

Lei pratica sport?

"Ho giocato a calcio per 16 anni e ora mi dedico alla palestra. Credo che l’attività fisica mi sia stata molto d’aiuto, in tanti aspetti della quotidianità".

Da dove serve partire?

"Dall’informazione. E’ fondamentale che il messaggio dell’importanza dello sport negli ambiti sociali, ricreativi e anche legati alla salute sia veicolato al meglio. Non è uno sfizio, è questione di pensare al benessere della comunità".

Non è sempre facile far collimare gli impegni della vita – soprattutto degli adulti – con calzoncini e scarpette.

"Non lo è e per questo serve incentivare le pratiche virtuose al meglio: L’obiettivo deve essere quello di mettere chiunque in grado di praticare l’attività sportiva che preferisce dove vuole e in sicurezza".

A che punto è Cesena?

"In una buona posizione. Tante cose sono già state fatte, come per esempio la pista ciclopedonale lungo il Savio, altre sono in cantiere. Non si è mai arrivati, ma la direzione è giusta. Perché da qui possono partire tante altre soluzioni per rilanciare la partita. A livello delle istituzioni, ma anche delle attività imprenditoriali: lo sport è sempre più percepito come un valore aggiunto dai lavoratori e dunque un percorso virtuoso può essere quello di investire in maniera concreta a favore di questo ramo di welfare aziendale. Con più realtà vengono coinvolte, tanto più i risultati saranno di ampia portata".