Colf e badanti a Cesena: sono oltre 13mila

In provincia sono regolarizzate poco più di 6mila persone: negli ultimi anni è cresciuto il numero di lavoratori italiani e uomini

Le badanti regolarizzate in provincia sono poco più di 4mila (foto d'archivio)

Le badanti regolarizzate in provincia sono poco più di 4mila (foto d'archivio)

Cesena, 12 giugno 2022 - Benché imprescindibili nel sistema del welfare privato, colf, badanti e baby sitter rappresentano un sommerso che sfugge ad una classificazione reale. Secondo dati Inps, nella nostra provincia, si contano poco più di 4 mila persone regolarizzate come badanti per anziani o persone con autosufficienza limitata, e circa 2 mila tra collaboratrici domestiche e baby sitter. Il femminile è motivato: ci sono anche gli uomini ma il loro numero (10 per cento) è del tutto esiguo. Per capire quanti siano effettivamente in Italia questi lavoratori che secondo il "Rapporto annuale sul lavoro domestico" portano nelle casse dello Stato un’entrata fiscale di 1 miliardo e mezzo di euro, bisogna moltiplicare per due e anche di più, considerato che si stima un emerso del solo 42,4 per cento del totale in attività. In base a rilevazioni Inps e Istat, in Italia i lavoratori che prestano servizio nelle famiglie sono almeno 2 milioni, ma quelli regolari (dati 2018) sfiorano solo i 900 mila. La spesa nazionale delle famiglie è stimata in circa 15 miliardi di euro, di cui 8 per lavoro irregolare.

A conti fatti, dunque, nella nostra provincia di Forlì-Cesena, si stima una presenza di oltre 13 mila persone, in maggioranza straniere che, però, in costanza delle difficoltà economiche degli ultimi anni e della mancanza di lavoro soddisfacente per personale non qualificato, ha dovuto cedere all’avanzata di diversi italiani. Una presenza del 30 per cento circa in cui si è fatta più folta anche la componente maschile. Peraltro fino ad una decina di anni fa, anche nella nostra realtà, badanti significava donne straniere provenienti dall’Est Europa, polacche, in un primo momento. E’ ancora proveniente dall’Est Europa, e ha un’età che non è più così giovane - come è evidente dai gruppi di donne che il mercoledì pomeriggio, giorno pattuito generalmente per il riposo settimanale, staziona a gruppetti lungo viale Carducci con animate chiacchiere nelle loro lingue d’origine - la componente delle donne straniere che in città svolgono le mansioni di badanti e colf. Il 56,9 per cento della presenza regionale (dati 2021, Inps e Domina) è costituita infatti da donne provenienti dal centro ed est Europa. Seguono le sudamericane, peruviane prevalentemente, per un 3,8 per cento. Dall’Africa proviene un 7,5 per cento.

I dati mostrano anche che dal 2009 ad oggi è in crescita il numero delle badanti e cala quello delle colf. Cartina di tornasole di una società che invecchia e, presumibilmente, si può permettere meno concessioni sul fronte dell’aiuto domestico ma non può fare a meno di un sostegno quando la vecchiaia o l’infermità si fanno difficili da arginare da soli. Una domanda a cui fa riscontro una risposta variegata di lavoratrici, per una metà conviventi, che i patronati e i sindacati cercano di far incontrare attraverso elenchi di disponibilità aggiornati costantemente. Ma quello che succede dopo la chiusura di un accordo emerge solo in caso di conflittualità.