Covid, Gigi Riva racconta "Il più crudele dei mesi"

Il giornalista, originario di Nembro, ha presentato il suo libro dedicato al piccolo paese lombardo in cui morirono 188 persone

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Gigi Riva, romanziere, sceneggiatore per il cinema e giornalista, che è stato nominato socio onorario del Rotary Club Valle del Rubicone nel giugno 2021 per avere contribuito in maniera significativa alla realizzazione del primo convegno rotariano distrettuale sulla violenza contro le donne, è arrivato presso la sede del club alla locanda Antiche Macine sulle colline di Savignano sul Rubicone. Con l’introduzione di Claudio Faggiotto presidente del Rotary Club Valle del Rubicone, ha presentato il suo ultimo libro "Il più crudele dei mesi", 200 pagine, 18 euro, edito da Mondadori. E’ stato intervistato da Paolo Morelli già caposervizio de "Il Resto del Carlino". Riva tratta in questo suo nuovo lavoro in forma partecipata e molto sentita a livello personale, il dramma provocato dal Covid 19 a Nembro in provincia di Bergamo, suo paese natale, quello che in quel periodo ha avuto il più alto numero di decessi al mondo per il maledetto virus: 188. Dice Gigi Riva: "E’ la storia di 188 vite, chi erano, cosa facevano, chi e che cosa abbiamo perso. Sulla lapide a ricordo dei caduti in guerra davanti al cimitero di Nembro, ci sono 126 nomi di morti nella Prima Guerra Mondiale e 98 nella Seconda. Di Covid tra la fine di febbraio e aprile 2020, sono morte 188 persone, 164 a marzo, il più crudele dei mesi su una popolazione di 11.500 abitanti. Molti di loro erano amici, conoscenti o semplici volti noti nel panorama umano del mio pese. Una generazione spazzata via, le successive a leccarsi le ferite, rimboccarsi le maniche e chiedersi: perchè Nembro?".

Gigi Riva ha spiegato dettagliatamente alcuni episodi del suo nuovo romanzo: "Molte delle persone che sono morte le conoscevo da ragazzo. Ho pensato che quella storia se non l’avessi raccontata io non lo avrebbe fatto nessuno. I miei compaesani mi hanno convinto a scrivere queste tragiche storie. Mi sono sentito cronista del mio tempo, raccogliendo storie e testimonianze e spero che questo libro diventi il paradigma non solo di Nembro e di tutto quello che è successo, ma di tutto il mondo. Infatti io che ho passato il lockdown in Romagna, ero in contatto giornaliero con i miei parenti di Nembro. Scrissi un articolo sulla tragedia di Nembro e non di quello che parlavano in tv nella conferenza stampa alle 18. Quell’articolo è stato tradotto in sette lingue e pubblicato in tutto il mondo. Io nel libro racconto la storia di tante persone che ognuno a modo suo rappresenta il senso della comunità".

Ermanno Pasolini