Gli zampilli dei fiumi Savio e Tevere nella Divina Commedia

Migration

Ricorre quest’anno il 700esimo anniversario della morte di Dante Alighieri, avvenuta a Ravenna nella notte fra il 13 e il 14 settembre 1321(era nato a Firenze nel 1265). Il Sommo Poeta ricorda nella Divina Commedia, come è fin troppo noto, non solo persone e personaggi, ma anche tanti luoghi e vari fiumi. E proprio per quanto riguarda i fiumi, nelle rime dantesche ve ne sono alcune che fanno riferimento anche a due corsi d’acqua che nascono nell’alto Appennino cesenate: il Savio e il Tevere.

Entrambi fanno zampillare la loro sorgente dal crinale romagnolo. Il primo vien fuori dalla terra nei pressi di Montecoronaro, sulle pendici di monte Castelvecchio. Il Tevere nasce alle falde del Fumaiolo nei pressi di Balze. Entrambi quei fiumi hanno dunque la loro sorgente in territorio di Verghereto. Il Savio nasce dal versante nord di quel crinale e dopo un percorso di 126 chilometri, lungo i quali dopo aver attraversato Bagno di Romagna, San Piero, Sarsina, Mercato Saraceno, presta il fianco a Cesena e si getta in Adriatico fra Lido di Classe e Lido di Savio.

Il Tevere esce invece dalla terra nel versante sud del crinale romagnolo e si getta in mare a Fiumicino dopo 405 chilometri e dopo aver bagnato la nostra Capitale. Il Tevere, per quanto riguarda il nostro territorio, viene ricordato da Dante nel XXVII Canto dell’Inferno. Il Savio viene citato da Dante, anch’esso nel Canto XXVII dell’Inferno (quando si parla della Romagna e dei Romagnoli) ai versi 52-53-54 (riferiti a Cesena). E tornando al Tevere, il giogo montuoso dove scaturisce quel fiume, veniva situato ai tempi di Dante dalla zona di Montecoronaro verso il Fumaiolo, da cui ad est si può vedere il vicino Montefeltro.

Gilberto Mosconi