
di Andrea Alessandrini
Con l’evangelico giogo di sei (ex) parrocchie sulle spalle, don Claudio Canevarolo – che detta legge presbiterale nel territorio di Mercato Saraceno tra il suo pulviscolo di frazioncine disseminate - potrebbe fungere da ’testimonial’ perfetto per la riforma in atto della riorganizzazione delle 94 parrocchie ora esistenti nella diocesi di Cesena-Sarsina in 21 nuove unità parrocchiali. Ineluttabile accorpamento per far fronte al saldo naturale in profondo rosso tra preti nati e quelli morti.
Don Claudio Canevarolo, 51 anni, quali sono le parrocchie sotto la sua diretta amministrazione?
"Furono sei, divenute poi unità parrocchiale: Mercato Saraceno, San Damiano, Taibo-Cella, Monte Iottone, Ciola-Montesorbo e Monte Sasso, due di esse già frutto di un accorpamento. Si estendono nel territorio comunale per di 3.600 anime. A onor di cronaca ci sono parrocchie cittadine che, da sole, hanno più residenti, ma i nostri parrocchiani sono sparsi, isolati e la sfida è stata proprio quella di creare una unità parrocchiale di fatto, non solo sulla carta, avvicinando le distanze".
Lei, don Claudio, non è romagnolo?
"Sono nato in Veneto, nel Padovano. Sono arrivato in diocesi nel 2006, ai Frati dell’Osservanza, poi sono stato nominato parroco di San Giorgio Bagnile e da sette anni ho preso in carico l’unità parrocchiale di Mercato Saraceno, rilevandola da don Renato Serra".
Come si è ambientato alle prime pendici della Valsavio?
"Bene, la giovialità dei romagnoli è la stessa della mia indole".
Come organizza il lavoro su sei ex parrocchie?
"Lockdown a parte, ubiqui non si può essere, quindi la pianificazione è importante per la copertura del territorio parrocchiale. La canonica è San Damiano, dove abito accanto alla pieve incantevole. Alla domenica celebro messe nelle chiese di Mercato Saraceno, San Damiano e Taibo, e una volta al mese anche nelle altre chiese dell’unità parrocchiale dove vivono poche persone, ma che vanno ugualmente seguite e prese in cura pastorale. Persone spesso anziane che ricordano i tempi in cui avevano il parroco tutto per loro, ma che hanno capito che oggi ci si deve organizzare diversamente".
Come avviene invece la catechesi per bambini, adolescenti, giovani e adulti?
"Abbiamo scelto di svolgere la catechesi a Taibo, che ha i locali e le struttura attrezzate e qui convergono i nostri parrocchiani di tutte le età".
L’emergenza della pandemia in un territorio parrocchiale così frastagliato è avvertita ancora di più?
"Mi sono inventato Radio Web, attraverso la quale promuoviamo incontri in cui ricevo in diretta i messaggi dei fedeli via whatsapp con i quesiti a cui rispondere. La tecnologia è preziosa e poter rivolgersi on line a tutti i parrocchiani dalla mia colonna qui nella pieve è un privilegio".
Si muove meno di prima, però.
"Un pochino, ma con la mascherina giro lo stesso. I parrocchiani devono vederlo, il prete. Spesso vado in piazza a Mercato Saraceno, dove a debita distanza intercetto i parrocchiani e sono a mia volta intercettato".
Cosa le manca?
"Le benedizioni pasquali: entrare nelle case dei parrocchiani, stringere loro la mano, condividere i disagi e le sofferenze".
Di che cosa va fiero?
"Della nostra Caritas, che aiuta i tanti bisognosi in collaborazione con i servizi sociali del Comune. Con la sindaca Monica Rossi c’è proprio un bel rapporto".
La pieve di Montesorbo, altro vostro gioiello, meriterebbe una fruizione maggiore.
"Stiamo ragionando con il Comune per trovare il modo di tenerla più aperta e viva, non appena si potrà".