I Maceri sott’acqua "Un disastro immane ma ci siamo subito rimboccate le maniche"

Roberto Bagnoli: "Non è ancora possibile fare il calcolo dei danni. Puntiamo a riaprire nel fine settimana, se tutto va bene . Sono molto provato, sarà come ricominciare da capo dopo 26 anni".

I Maceri sott’acqua  "Un disastro immane  ma ci siamo subito  rimboccate le maniche"

I Maceri sott’acqua "Un disastro immane ma ci siamo subito rimboccate le maniche"

di Paolo Morelli

"Un disastro così non solo non lo avevo mai visto, ma non avrei neppure saputo immaginarlo! Vedere l’attività a cui ho dedicato tanta passione in quello stato mi ha distrutto".

Chi parla è Roberto Bagnoli, ristoratore di lungo corso, da 26 anni al timone della trattoria I Maceri che si trova a circa mezzo chilometro dall’inizio di via Roversano, separata dal fiume Savio solo dalla strada, da uno stretto parcheggio e dall’argine. I Maceri prende il nome dalla zona in cui si trova, dove un tempo c’erano le vasche nelle quali veniva messa a bagno la canapa per poterla poi lavorare fino alla tessitura.

Ha mai avuto paura del fiume?

"All’inizio sì, ogni volta che arrivava la piena temevo che il livello dell’acqua potesse superare l’argine, oppure che potesse aprire una falla. Otto anni fa fu costruito il muro di cemento armato a sostegno dell’argine e la preoccupazione si ridusse fin quasi a sparire".

Era nel ristorante quando è arrivata l’alluvione?

"No, poco prima un amico mi aveva telefonato dicendomi che stava per tracimare il fiume, sono andato a cercare un po’ di sacchi di sabbia perché nessuno aveva pensato a distribuirli, ma quando sono tornato la strada era già stata chiusa perché invasa dall’acqua".

Quindi non è riuscito a tornare nel suo locale?

"Ci sono tornato due giorni dopo. Ma non sarebbe servito a niente rientrare subito, nessuno avrebbe potuto fermare l’acqua, il danno era già stato fatto".

Cioè?

"C’era più di mezzo metro d’acqua e fango: frigoriferi, lavastoviglie, forni e attrezzature della cucina, tutto intasato. Abbiamo dovuto buttare via tutti i generi alimentari che avevamo, ora stiamo pulendo e riparando i danni, ma è un lavoro imponente, a partire dai pavimenti di legno che abbiano dovuto smontare e rimontare più volte per togliere il fango".

Qualcuno vi ha aiutati?

"Tantissimi clienti, amici e giovani volontari sono venuti a dare una mano nel primo fine settimana, li ringrazio di cuore, senza di loro saremmo ancora in alto mare. E poi i dipendenti: avrebbero potuto andare a lavorare in riviera, invece sono qui con me a fare tutto il possibile. In questa disgrazia la gente si è rimboccata le maniche, ci ha messo il cuore e grazie alla forza di questa solidarietà non abbiamo perso la speranza".

Quanti danni ha avuto?

"E chi lo sa? Decine di migliaia di euro, ma faremo i conti alla fine. Ma sono andate perdute tante cose il cui valore affettivo era molto maggiore di quello materiale".

È assicurato?

"No, col senno di poi dico che sarebbe opportuno fare una polizza per ogni genere di calamità, ma i costi sarebbero troppo alti"

Quando riaprirà?

"Non lo so, c’è ancora moltissimo da fare, ma soche non vediamo l’ora di ripartire. Puntiamo alla fine di questa settimana; sarà come ricominciare da capo 26 anni dopo e anche questa sarà un’occasione per dimostrare che l’orgoglio dei romagnoli non si abbatte nemmeno nelle tragedie".