I pescatori interrompono lo sciopero

Dopo due settimane i pescherecci domani notte torneranno in mare, ma resta il nodo del caro gasolio

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Domani notte i pescherecci tornano in mare. Dopo due settimane di agitazione, domenica allo scoccare della mezzanotte i marinai riprenderanno a lavorare. Queste almeno sono le sensazioni e le indicazioni delle marinerie dell’alto e medio Adriatico, da Trieste e a San Benedetto del Tronto. Se a questo aggiungiamo che dall’altra parte dell’Italia, nel Tirreno, si è continuato a pescare anche nei giorni scorsi, così come in Sicilia (tant’è che gli stessi ristoratori non facevano mistero di continuare ad essere approvvigionati regolarmente di pesce fresco provenienti da altre zone e anche dall’estero), vi è la quasi certezza che sui mercati lunedì ci saranno notevoli quantità di pescato disponibile per grossisti e commercianti che riforniscono l’intera filiera. Resta il problema del rincaro del gasolio e dei provvedimenti che hanno messo in ginocchio la maggior parte degli armatori, tuttavia la risposta politica c’è stata e sono stati compiuti dei passi avanti significativi da parte del Governo. Sulla Gazzetta Ufficiale è stato pubblicato il decreto che sblocca i 20 milioni di euro promessi dal premier Draghi, per poter dare i ristori alle imprese della pesca, in relazione alle dimensioni dei pescherecci. Inoltre il credito di imposta del 20 per cento sul carburante sarà esteso anche al secondo trimestre 2020, quindi sino a fine giugno, attraverso un emendamento del Governo al decreto Energia.

"Queste sono buone notizie – dice Mario Drudi, direttore della Cooperativa Casa del Pescatore di Cesenatico – che erano molto attese dalla categoria; anche se non risolvono completamente i problemi, rappresentano dei progressi". Il comparto della pesca nel 2021 ha perduto il 20 per cento del fatturato a causa della pandemia e ai tagli delle giornate di pesca; inoltre c’è il forte rischio di perdere del prodotto nazionale, a favore di prodotti ittici provenienti dall’estero. Il nodo centrale è legato al fatto che il gasolio costa il doppio, 1,2 euro al litro, contro i 60 centesimi pagati prima dai marinai. Molti pescatori hanno riscontrato che non conveniva uscire in mare, perché i costi superavano gli incassi del prodotto pescato e conferito, e da qui due settimane fa era iniziata l’agitazione. Ora da Roma arrivano i ristori e il credito d’imposta. A questi benefici, si sommeranno quelli delle Regioni, con il presidente Stefano Bonaccini dell’Emilia Romagna che è stato il primo a dichiarare che, nel momento di mettere mano all’assestamento di bilancio, troverà le risorse per sostenere il comparto della pesca. A seguirlo sono state poi le Marche e la Puglia. Sull’argomento ieri è intervenuto il partito di Fratelli d’Italia, chiedendo alla regione Emilia-Romagna di sostenere le aziende pescherecce con nuove risorse e una specifica variazione di bilancio.

Giacomo Mascellani