Il monaco eroe incoronato ’Giusto tra le Nazioni’

Dall’ambasciata d’Israele l’onorificenza agli eredi di don Odo Contestabile dell’abbazia del Monte. Aiutò due famiglie cesenati a scampare ai lager

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di Raffaella Candoli

Don Odo Contestabile è "Giusto tra le Nazioni". Con questa espressione vengono definiti da dopo la seconda guerra mondiale i non ebrei che hanno contribuito a salvare gli ebrei negli anni dello sterminio nazista. Ieri mattina, nell’Aula Magna della Facoltà di Psicologia, l’Ambasciata di Israele in Italia, attraverso la consigliera Smadar Shapira, ha consegnato a Licia e Lea, nipoti del monaco benedettino che visse per 37 anni nella comunità dell’Abbazia del Monte, l’attestato concesso dallo Yad Vashem, ente nazionale per la Memoria della Shoah a Gerusalemme.

Una cerimonia commovente, a cui hanno assistito oltre 300 allievi e diversi insegnanti delle scuole superiori cittadine, un centinaio tra autorità civili, militari e religiose, parecchi eredi del religioso e dei due nuclei familiari ebrei, cui don Odo, mettendo in pericolo la propria, salvò la vita nel dicembre del 1943, nel pieno delle persecuzioni razziali nazifasciste e dei campi di concentramento, accompagnandoli personalmente, in due azioni distinte e ad alto rischio, a varcare il confine con la Svizzera neutrale: i coniugi Mondolfo e la famiglia Lehrer, coppia di genitori con le figliolette Beatrice ed Erica, di 9 e 7 anni.

"L’iter per il riconoscimento – ha raccontato Marco Grego, figlio di Erica, la minore delle figlie di Giulio e Stella Lehrer – è duranto otto anni e ha richiesto testimonianze, atti notarili e viaggi a Gerusalemme, ma senza il Covid sarebbe stato consegnato due anni fa. Nel 2012 ho partecipato a Cesena alla Giornata della Memoria e sono grato al Comune di tenere vivo il ricordo dei residenti ebrei uccisi in campi di concentramento". "Se la avventura di don Odo è arrivata a noi – ha proseguito - è grazie alle ricerche di un insegnante cesenate di Storia al liceo scientifico, Filippo Panzavolta, alla cui determinazione doveva corrispondere la mia nel perseguire l’obiettivo di far entrare don Odo nel novero dei Giusti ".

"Un trionfo della dignità umana – ha sottolineato il vescovo Douglas Regattieri –. In quegli anni di sconvolgimenti umani e sociali, un sacerdote contravvenne alle leggi, ritenendole irrazionali e ingiuste, fece produrre documenti falsi e rischiò personalmente in nome della vita di sei sconosciuti. Quella memoria, oggi ci responsabilizza".

"Celebrare l’attestato in coincidenza con i cento anni dalla marcia su Roma – ha sostenuto il sindaco Enzo Lattuca -, che ha portato a scrivere le pagine più terribili della storia, significa rendere giusto merito a don Odo, al ricordo di quei concittadini ebrei davanti alle cui case il Comune ha posato pietre di inciampo, e a tutte quella rete di persone tra cui Elio Bisulli, della casa di cura San Lorenzino che camuffò gli ebrei in fuga tra i malati dei suoi reparti; uno dei tanti eroi non eroi, decisi a salvare delle vite che sono continuate e sono qui con noi".

Tra gli interventi, tccante quello della giovane Stella che porta il nome della nonna figlia di Erica Lehrer: "Sono qui – ha detto rivolgendosi ai coetanei – perché don Odo ha permesso che io e altri ebrei possiamo svolgere quelle azioni di assoluta normalità che d’improvviso e senza una ragione tanta gente, per il solo fatto di essere ebrea non poté più fare. Immaginate se oggi vi convocasse la preside e vi dicesse che non vi è più concesso di frequentare la scuola; se non poteste praticare sport o andare a fare la spesa. Io sono grata alla vita perché sono qui".