"Incapaci di comprendere le conseguenze"

La psicologa Cinzia Albanesi analizza i comportamenti devianti degli adolescenti: "L’isolamento ha ridotto la capacità di relazionarsi"

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di Annamaria Senni

Cinzia Albanesi, docente di psicologia di comunità e coordinatrice del corso di laurea magistrale in psicologia scolastica a Cesena, sono sempre più frequenti episodi di atti vandalici tra i ragazzini, come mai?

"Sicuramente per gli adolescenti gli ultimi anni della pandemia sono stati molto complicati perché sono venute meno le opportunità di socializzare e l’aggregazione nelle sue forme consuete è diventata un elemento di pericolo. Molti si sono sottratti a questo tipo di abitudine e molti hanno trovato una via di socializzazione attraverso i canali online, e questo ha ridotto le capacita di relazionarsi. Il risultato è che non avendo maturato l’abitudine alla socializzazione hanno trovato forme devianti per esprimersi".

Alla scuola media di via Pascoli giovedì mattina uno studente ha provocato un incendio in bagno. il dirigente scolastico ha detto che serve mandare messaggi chiari ai ragazzi perché l’educazione è un tema da affrontare a 360 gradi. Come?

"Il messaggio che dobbiamo mandare ai giovani è quello di una presenza significativa degli adulti sia a casa che a scuola. Da parte dei genitori e degli insegnati ci deve essere un’attenzione costante ai bisogni e alle fragilità dei ragazzi. Alcuni comportamenti dei giovani possono essere identificati proprio come forma di ricerca di attenzione, un bisogno di mettersi sotto i riflettori".

Quello del bisogno di visibilità è un tema più sentito in questi ultimi anni?

"E’ un tratto della società contemporanea la necessità di essere visti e di presentarsi come vincenti al mondo, ma la ritrovo anche negli adulti. Oggi ne siamo più consapevoli perché ci sono i social media che sono strumenti che amplificano questi fenomeni. Ma anche gli adolescenti degli anni 90 si identificavano nei ragazzi più popolari per la necessità di affermare la propria identità e forse oggi essere visti attraverso i social rappresenta il modo più immediato per un’affermazione della propria identità".

Come possono aiutarli in questo gli adulti?

"Devono mettersi in relazione con loro e cercare di orientarsi su quello che possono fare per fargli capire che socializzare attraverso i canali online riduce le capacità di relazionarsi e di esprimersi".

Cosa si nasconde dietro al gesto dei ragazzini di Savignano che hanno dato fuoco ai cassonetti per postare i video su Tik tok?

"In parte probabilmente c’è una difficolta di comprendere quelle che potrebbero essere le conseguenze del gesto, dall’altra parte c’è una dimensione di sfida che è parte del percorso evolutivo. Un bambino di quell’età non sempre comprende la gravità del fatto e riproduce un comportamento che vede in un video gioco o nella realtà virtuale, dove ci sono dei filtri che nella realtà non esistono. I giovani poi trovano un senso nel condividere dei gesti così estremi perché acquisiscono una quantità enorme di visualizzazioni, e ricevere dei like e dei commenti li rende famosi".

In collaborazione con il Comune di Cesena state mettendo in campo un progetto per il contrasto alla povertà educativa dei minori, di cosa si tratta?

"In questo momento stiamo selezionando educatori di strada che lavoreranno nelle zone della città dove si verificano fenomeni di devianza che coinvolgono adolescenti".