Influenza australiana 2022, il virus dilaga: caccia ai farmaci

Il presidente dell’ordine dei farmacisti Alessandro Malossi: "Alcuni medicinali difficili da trovare, ma ci sono sempre alternative valide"

Cesena, 15 dicembre 2022 - Siamo come ai tempi dell’influenza nei libri di storia? Quando ancora non avevano inventato paracetamolo e ibuprofene? No, ovviamente. Ma in questi giorni le prospettive di chi si reca in farmacia alla ricerca dei più classici farmaci da banco per tenere a bada i mali di stagione rischia di trovarsi preso in contropiede davanti a scaffali vuoti e a un’offerta decisamente più limitata del solito. La ragione? L’altissimo numero di casi di influenza Australiana, sommati ai contagi da covid, ha fatto esplodere la domanda di medicinali. Mettendo in crisi le scorte.

Alessandro Malossi, presidente dell’ordine dei farmacisti di Forlì-Cesena
Alessandro Malossi, presidente dell’ordine dei farmacisti di Forlì-Cesena

Alessandro Malossi, presidente dell’ordine dei farmacisti di Forlì Cesena, la situazione è preoccupante?

"Serve chiarire: no, non ci sono rischi per la collettività. E’ vero che certi farmaci sono diventati particolarmente ricercati e complessi da trovare, ma ci sono sempre alternative valide da proporre".

Il Brufen è un miraggio da mesi.

"Si sono sommate le alte richieste legate ai malati di covid a quelle delle persone influenzate. Ma non è questo l’unico caso. Chi chiede Nurofen o Froben per esempio si trova in difficoltà per la scarsa disponibilità del principio attivo".

Dunque?

"Serve essere flessibili. Manca uno sciroppo? Magari è disponibile la forma in supposta. Voglio però ribadirlo con chiarezza: chi è malato può stare tranquillo, i farmici per curarsi ci sono continueranno ad esserci".

Resta il fatto che una situazione di questo genere ha ben pochi precedenti. Il sistema è stato preso alla sprovvista?

"Sapevamo che sarebbe arrivata un’alta ondata di contagi. Dopo due anni di mascherine e di protezioni molto più accentuate del solito era inevitabile. D’altra parte il ritorno in massa dell’influenza è un altro segnale che davvero la situazione si è ormai normalizzata. E’ finito il tempo del covid visto come unico problema. In ogni caso, non è questione non aver fatto abbastanza ordini, ma non avere abbastanza prodotti disponibili dalle case madri".

Mancano i rifornimenti?

"Tengo alla larga i giudizi morali, ma resta il fatto che le case farmaceutiche non fanno beneficienza e i prezzi del mercato italiano sono inferiori rispetto a quelli ai altri Paesi. Non è una coincidenza il fatto che scarseggino prodotti che rientrano in una fascia di costo bassa. Il Servizio Sanitario Nazionale fissa i prezzi e questo per la popolazione è certamente un vantaggio, ma rimane il fatto che chi vende è propenso a cercare offerte più vantaggiose".

Ci sono farmacisti che lavorano per realizzare nei loro laboratori i principi attivi carenti.

"E’ un innegabile valore aggiunto. E non da oggi. Ogni farmacia deve avere un suo laboratorio, poi resta da vedere come viene gestito. C’è chi si limita al minimo indispensabile e chi invece investe in attrezzatura, ricerca e sviluppo, anche per poter realizzare prodotti propri. In questo periodo sta saltando maggiormente all’occhio ed è chiaro che gli utenti apprezzano l’opportunità aggiuntiva".

Farmacie prese d’assalto. Lo si diceva nella fase acuta della pandemia, quando si cercavano mascherine piuttosto che tamponi e pare proprio che la frase sia rimasta attuale anche di questi tempi.

"La nostra categoria è in prima linea, indiscutibile. E ovviamente gestire le fasi di emergenza non è mai semplice. Compresa la situazione attuale caratterizzata dalla difficoltà a reperire alcuni medicinali. Va però detto che il rapporto tra cittadino e farmacista in questi anni si è solidificato: siamo diventati un punto di riferimento al quale rivolgersi nei momenti difficili e abbiamo dimostrato di meritare fiducia. Abbiamo accumulato stress e stanchezza e affrontato le più svariate problematiche, ma abbiamo anche fornito molte risposte aumentando i servizi e spesso rappresentando il primo contatto tra le persone e il mondo sanitario. Non pecco di presunzione nel dire che ce la siamo cavata bene".