La tragedia delle Supplici rivive al Plautus Festival

L’opera di Euripide, che rievoca il tormento delle madri dei guerrieri morti, andrà in scena questa sera alle 21.30 a Sarsina con la regia di Serena Sinigaglia

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di Raffaella Candoli

La programmazione del Plautus Festival, all’arena estiva di Calbano di Sarsina, per questa sera alle 21.30, propone le ’Supplici’ di Euripide per la regia di Serena Sinigaglia. Sul palco Francesca Ciocchetti, Matilde Facheris, Maria Pilar Pérez Aspa, Arianna Scommegna, Giorgia Senesi, Sandra Zoccolan, Debora Zuin. Rappresentata per la prima volta tra il 423 e il 421 a.C., la tragedia narra di un gruppo di donne di Argo, madri dei guerrieri morti nel fallito assalto a Tebe, alle quali viene negata la restituzione dei cadaveri dei figli su cui piangere e a cui dare degna sepoltura. Le madri allora si riuniscono presso l’altare di Demetra ad Eleusi per supplicare gli ateniesi di aiutarle. Ma solo dopo una guerra e la vittoria di Atene, le povere donne riavranno i resti dei propri cari. Nell’adattamento che andrà in scena, a cura di Maddalena Giovannelli, sono sette le interpreti che vestono i panni sia delle madri che i vari personaggi (Teseo, l’araldo tebano, Etra, Adrasto, il messaggero, Atena) e il coro.

"È incredibile quanto una scrittura che risale al 423 a.C. risuoni chiara e forte alle orecchie di un cittadino del terzo millennio - ha dichiarato la regista Sinigaglia -. Da anni volevo affrontare Le Supplici, adesso è arrivato il momento di farlo. Il crollo dei valori dell’umanesimo, il prevalere della forza, dell’ambiguità più feroce, il trionfo del narcisismo e della pochezza emergono da questo testo per ritrovarsi intatti tra le pieghe dei giorni stranianti e strazianti che stiamo vivendo". "Un rito funebre che si trasforma in un rito di memoria attiva – continua Sinigaglia-, un andare a scandagliare le ragioni politiche che hanno portato alla morte i figli e più in generale alla distruzione dei valori dell’umanesimo. Che siano le donne a compiere questo viaggio di ricostruzione e conoscenza mi è parso necessario e naturale".

Tra i punti nodali del testo il dialogo tra un araldo tebano che ha il compito di intimare a Teseo, re di Atene, di non intromettersi negli affari di Tebe, e Teseo stesso che tenta di convincere il messaggero all’osservanza dei valori di democrazia, libertà, uguaglianza di Atene, contrapposti alla tirannide di Tebe. Eppure, ciò che appare incontestabile, ovvero Tebe sotto la tirannide di Creonte, Atene sotto la democrazia di Teseo, può essere confutato dalla considerazione che non è democrazia quella in mano ad una persona sola. Non è una contraddizione in termini? Si domanda la regista. "Il discorso – sottolinea - tanto caro a Euripide, che parla di pacifismo e amore tra i popoli, di dolore e di pietà di queste madri che hanno perso i figli, di un intero paese che ha perso i propri eroi, si intreccia con un sottile ragionamento politico, capace di rendere questa tragedia un unicum per l’antichità".