Nei campi aumentano i braccianti italiani

Le associazioni agricole: "C’è lavoro per i nostri disoccupati, ma occorre velocizzare l’iter per gli stranieri"

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di Annamaria Senni

Il lockdown preoccupa il comparto agricolo, un settore che, per fortuna, non ha mai chiuso i battenti e ha continuato a offrire posti di lavoro sicuri: solo in Emilia Romagna il settore agricolo assorbe ogni anno 50.000 lavoratori stagionali. I braccianti non mancano, ma con la diminuzione degli stranieri da poter occupare, sono aumentati gli italiani che lavorano nei campi. Secondo i dati dell’organizzazione sull’occupazione agricola regionale, il Covid ha infatti stravolto il rapporto tra italiani e stranieri, provenienti in primis dall’Est Europa e dall’Africa, che è passato da 1 lavoratore italiano su 10 impiegati nei campi nel 2019, a 6 lavoratori italiani su 10 nel 2020. "Al momento non ci sono pervenute segnalazioni di problemi rispetto alla mano d’opera – spiega Carlo Carli presidente di Confagricoltura di Forlì-Cesena - ma ci aspettiamo come lo scorso anno sul territorio locale e nazionale qualche possibile difficoltà con la mano d’opera extra Ue legata ai problemi della pandemia. Gli imprenditori dell’agricoltura non si sono mai fermati, né lo faranno, per garantire ogni giorno derrate alimentari fresche e di qualità".

Le aziende agricole si stanno muovendo per tempo quest’anno per permettere agli extra-comunitari di arrivare nel nostro territorio. Alla dogana viene infatti richiesto il tampone per chi si deve recare a lavorare in Italia e anche un contratto di lavoro. "L’anno scorso – spiega Marcello Bonvicini presidente di Confagricoltura Emilia Romagna - le figure mancanti di migranti a causa del Covid sono state rimpiazzate da mano d’opera italiana. I corridoi ‘verdi’ hanno permesso di far arrivare la mano d’opera dall’Est Europa e dal Magreb, ma non hanno funzionato benissimo. Quest’anno le aziende si stanno organizzando per tempo. Siamo pronti a dare anche quest’anno un impiego a chi ha perso il lavoro, disoccupati e inoccupati dei settori più colpiti dalla crisi pandemica come turismo, commercio e ristorazione, in una prospettiva a medio o lungo termine, seguendo l’iter di formazione necessario".

Ancora non vi è richiesta dalle aziende agricole di braccianti per la raccolta di frutta, ma ci si augura, se la stagione andrà bene, che si possa partire a maggio. Già iniziata invece l’attività di trapianto dei pomodori. "Se si continua con queste chiusure e con le limitazioni ai viaggi, anche se i voli sono in parte ripartiti – spiegano da Coldiretti – ci potrebbero essere più difficoltà a far lavorare gli stranieri. Di solito abbiamo una mano d’opera consolidata che viene dall’Est Europa, ma per via del Covid sono aumentate le richieste anche da parte degli italiani. Ci sarebbe bisogno di semplificare i passaggi e le assunzioni attraverso dei voucher per poter assumere anche cassintegrati, studenti e pensionati".