
L’ex ds del Cavalluccio continua a seguire la squadra: "E’ un affetto dal quale non riesco a staccarmi"
Si porta il Cesena nel cuore e lo fa senza remore. Proprio per questo Alfio Pelliccioni sa benissimo per chi tifare in occasione del derby emiliano romagnolo che animerà la prossima giornata del campionato cadetto ormai alle porte.
Pelliccioni è stato il direttore sportivo bianconero nell’era della rinascita dal mondo dei dilettanti in cui il Cavalluccio era sprofondato col fallimento, fino a riportarlo fra i professionisti nel biennio compreso tra il 2018 e il 2020, partendo dunque da quando la squadra centrò al primo colpo il passaggio dalla D alla C.
Ora ha cambiato mestiere pur restando sempre nel mondo del calcio, visto che si occupa di scouting, andando alla ricerca di giovani talenti in tutto il mondo.
"Quando posso però sono al Manuzzi - ammette col sorriso Pelliccioni - ho assistito a tante partite del Cesena, è un affetto da cui non riesco a staccarmi. Se devo dire come la vedo, la squadra sta attraversando un momento delicato, ma niente allarmismi: durante un campionato lungo e stressante come quello cadetto capita. Ne uscirà grazie all’aiuto dei suoi tifosi. C’è poi pure da dire che molto di quello che è accaduto nelle ultime settimane è dipeso anche dall’infortunio di Shpendi occorso quando stava andando a mille, i suoi gol sono stati e saranno fondamentali".
Secondo lei come finirà il campionato?
"Il Cesena si salverà alla grande, se poi ricomincerà a infilare risultati come all’inizio giocherà i playoff, ma prima di tutto occorre raggiungere la salvezza al termine di un campionato lungo e pericoloso in cui non esiste rispetto per curriculum e storia, basti guardare a cosa succede a Frosinone e Salernitana".
Quindi domenica tiferà Cesena e non la Reggiana di Viali.
"Sarà un match delicato, spero vinca il Cesena. Sarà importante fare punti anche per tenere lontano una squadra che insegue e dal percorso altalenante. Serve il miglior approccio sin dall’inizio e il ritorno a quella spensieratezza che era la vera forza del Cesena durante i primi mesi di campionato".
Certo che a Catanzaro si sono visti i sorci verdi.
"Quel campo è come il Manuzzi, lo conosco bene, il pubblico è molto caloroso e poi c’è Iemmello che io portai a Catanzaro. In serie B è una garanzia".
Torniamo al Cesena. Secondo lei gli acquisti sono stati centrati?
"Come sempre si sa a posteriori quanto gli acquisti siano stati centrati o no. Quando si opera sul mercato si pensa sempre di lavorare al meglio per raggiungere l’obiettivo. Poi tocca al campo dire la verità. Sul mercato del Cesena spendo buone parole per Artico, anche perché occorre essere dentro ai meccanismi societari per capire. Secondo me Artico ha fatto ciò che poteva coi mezzi a disposizione. Poi fra tanti movimenti alcuni sono azzeccati ed altri no, ma fa parte del gioco, succede a tutti".
Un voto per i due mercati?
"La squadra è stata messa a posto a luglio, inserendo alcuni elementi validi su un telaio collaudato, a gennaio forse serviva un difensore dopo la partenza di Curto, per il resto Artico ha potuto operare con quanto poteva spendere".
Mignani è sempre sulla graticola, non il massimo per un allenatore che deve dispensare tranquillità.
"Mi metto dalla sua parte, è un supplizio sentirsi sempre in bilico, l’allenatore poi non è tranquillo e non lavora con serenità, anche se non lo fa vedere. L’ideale è finire il campionato con l’allenatore scelto, quando si cambia le colpe non sono solo del tecnico. Comunque sentirsi sempre sulla graticola per quanto si legge sui giornali non fa bene a lui e di riflesso alla squadra".