"Previsioni sull’epidemia? I numeri sono troppo complessi"

Tra la ‘Fase 1’ e oggi cifre difficilmente confrontabili per il diverso numero di tamponi

Si sono arenati tra spaesamento e previsioni allarmistiche i volonterosi statistici cesenati che nella prima ondata della pandemia da Covid-19 hanno contribuito a gettare una luce rivelatrice sull’andamento del virus. C’eravamo abituati, ad esempio, ai grafici che ogni sera Stefano Menenti, imprenditore a braccetto con i numeri, pubblicava coram populo su Facebook. E invece, oggi, nell’ora dei 100 nuovi casi in un solo giorno tra Forlì e Cesena (quando il picco del 2 aprile ne conteggiava 95) non c’è neppure un tentativo di leggere nei numeri il futuro sanitario che ci aspetta.

"Troppo complessa la situazione attuale - dice Menenti quasi cercando venia per non poter essere ‘spargitore di ottimismo’ - occorre soppesare attentamente le variabili costituite dal numero dei tamponi che a marzo non arrivavano ai 30 mila al giorno oggi sono 170 mila, dalla percentuale dei positivi non sintomatici, del fatto che prima arrivavano spontaneamente alla sanità e ora vengono cercati. La mia speranza è che chi deve gestire questi dati abbia dei modelli di analisi tanto evoluti da consentire di capire veramente verso a cosa stiamo andando incontro. Affermare che ci sono 20 mila nuovi casi senza specificare quanti sono i ricoveri e quanti i tamponi, e se sono i primi o i secondi, non serve a fotografare la pandemia. Ciò che si può dire è che i malati in terapia intensiva crescono ma non in modo esponenziale. Le nuove restrizioni, poi, sembrano assestare un colpo a tutto e a tutti senza una visione chiara. Comunque oggi c’è un livello di emotività che renderebbe inattuabile un secondo lockdown".

"Sono deluso e spaventato e non saprei proprio cosa dire" dice un altro degli “aruspici” della prima ondata, Giancarlo Biasini, ex primario del Bufalini. "Ero tra gli ottimisti e mi sono sbagliato, non pensavo proprio che i contagi si sarebbero ripresentati con dati così rilevanti" chiosa Biasini non mascherando una punta di disorientamento.

Non si discostano molto, invece, dalle valutazioni già espresse a margine della prima ondata, le considerazioni del pediatra Augusto Biasini.

"Non diciamo che la sanità è già sotto pressione, non lo è. Confermo, inoltre, la mia opinione in merito alla letalità del virus - afferma Augusto Biasini -. E’ vero che l’età media dei contagiati, che non vuol dire degli ammalati, si è abbassata ma restano gli anziani con varie patologie le vittime del Covid. I quarantenni difficilmente sono casi gravi e se vanno in ospedale ne escono dopo pochi giorni, e nelle scuole i casi sono assolutamente irrilevanti. E’ impensabile modificare la curva naturale del virus con tutti quei tamponi. Piuttosto, guardiamo alla salute globale degli italiani. Quanti, in questa situazione, muoiono di tumore o di infarto per mancanza di diagnosi?".

I numeri del Covid però, al di là di ogni specifica, fanno paura. Cosa succederà se, come si ipotizza, in una settimana dovessero raddoppiare?

Elide Giordani