Suba Seeds, il Tar conferma lo stop ai cinesi

Respinto il ricorso di Syngenta contro il blocco della vendita dell’azienda deciso dal governo Draghi per difendere la sicurezza alimentare nazionale

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di Paolo Morelli

Non passa l’acquisto di Suba Seeds da parte dei cinesi. E’ questa, in estrema sintesi, la conseguenza della sentenza pronunciata pochi giorni fa dal Tar del Lazio che ha respinto il ricorso di Syngenta contro l’esercizio del ‘Golden power rafforzato’ (esteso alle attività agroalimentari) da parte del Governo Draghi.

L’ultimo capitolo di questa vicenda risale all’anno scorso, quando la multinazionale svizzera Syngenta, la cui proprietà fa capo alla cinese China Chem, si aggiudicò a una sorta di asta mondiale Verisem, una multinazionale che ha sede in Italia, ma fa capo al fondo di investimenti americano Paine&Partners, alla quale Augusto Suzzi, che l’aveva fondata nel 1976, nel 2015 aveva ceduta Suba Seeds. L’azienda di Ponte Ospedaletto di Longiano, che negli ultimi anni ha continuato a espandersi e ha circa trecento dipendenti, faceva gola a più investitori. L’offerta più vantaggiosa, circa 200 milioni di euro, era arrivata da Syngenta, mentre Bonifiche Ferraresi aveva dovuto fermarsi a 150 milioni.

Il 21 aprile dello scorso anno il presidente del consiglio dei ministri aveva emanato un decreto col quale bloccava l’operazione ritenendo che fosse in pericolo la sicurezza nazionale in campo agroalimentare. Suba Seeds, infatti, è titolare di numerosi brevetti per la propagazione di sementi e ha clienti in tutto il mondo.

A muoversi per prima chiedendo l’intervento diretto del Governo era stata Coldiretti lanciando l’allarme perché la cessione ai cinesi di Verisem, e quindi di Suba Seeds, avrebbe aggravato la situazione delle sementi italiane, due terzi delle quali sono già in mano straniere. "Ci sentiamo di riconfermare il pieno appoggio alla scelta del governo di bloccare la vendita della Suba Seeds – disse allora Massimiliano Bernabini, presidente Coldiretti Forli-Cesena –, perché siamo certi che abbia fatte le giuste valutazioni in merito a tutti i settori. Era opportuno tutelare l’identità italiana".

Il Tar del Lazio ha respinto il ricorso osservando che l’effettiva proprietà della società acquirente fa capo al governo cinese e che ciò mette a rischio il mantenimento dell’attività sul territorio italiano.

Ora si apre un nuovo capitolo: è probabile che Syngenta faccia ricorso al Consiglio di Stato, anche perché la compensazione delle spese decisa dal Tar evidenzia che qualche fondamento le ragioni di Syngenta ce l’avevano, ma intanto il governo potrebbe mettere in campo compensazioni economiche per consentire la permanenza in Italia dell’attività sementiera di Suba Seeds che, alla luce delle recenti evoluzioni dei mercati agroalimentari mondiali, è diventata ancora più strategica.