ELIDE GIORDANI
Cronaca

Mai più anziani soli. Serena, a 94 anni, sul cohousing non molla: "Gli spazi ci sono"

La Scarpellini Geminiani guarda all’Europa: "L’1% della popolazione vive così, significherebbe ristrutturare più di 130mila edifici . Abbiamo tutte quelle colonie abbandonate, recuperiamole".

Serena Scarpellini Geminiani decisa nel portare avanti la battaglia per il co-housing

Serena Scarpellini Geminiani decisa nel portare avanti la battaglia per il co-housing

È la sua battaglia più appassionata, e non è detto che sia l’ultima anche se, comprensibilmente, a 94 anni la grinta potrebbe metterla da parte. Lei no, Serena Scarpellini Geminiani ("Non dite che sono la vedova del calciatore Sergio Geminiani, sono l’innamorata per sempre"), sul co-housing non si arrende. Non è un problema personale, ma l’attenzione per la condizione di molti anziani soli le fa intravedere con lucidità che la soluzione potrebbe essere proprio lì, nel modello abitativo costituito da alloggi a uso privato indipendenti ed autonomi ma con spazi ad uso collettivo e la presenza attiva di una comunità, il co-houser, che si riunisce per creare una realtà che garantisca una migliore qualità di vita per tutti. L’indipendenza che appoggia su una comunità consapevole. Anziani autonomi ma protetti.

"E’ un fenomeno già molto sviluppato in Europa – evidenzia Serena Scarpellini – dove almeno l’1% della popolazione vive in co-housing. Lo si deve considerare anche in termini di sviluppo sostenibile e rigenerazione urbana: se i co-houser italiani diventassero l’1% della popolazione significherebbe ristrutturare allo scopo più di 130mila edifici". La città italiana dove si concentra la maggior parte del co-housing è Milano con 6 sviluppi immobiliari (fonte Gabetti Property Solution) per un totale di 324 unità abitative private e oltre 2 mila metri di aree comuni. E nel nostro territorio? Ci sono esperienze interessanti che potrebbero anche procedere per uno sviluppo ulteriore. Non si può non citare la realtà del co-housing senior di San Mauro in Valle, al centro, nel gennaio scorso, di una puntata de Le Iene, il popolare programma di Italia 1. Quel progetto è stato messo a punto dall’Unione dei Comuni e dall’Asp proprio per gli over 65 autosufficienti ma con qualche fragilità, non ultima quella economica.

Gli anziani ospiti vivono per conto loro ma sanno di poter contare sull’aiuto di varie figure in caso di bisogno. Peraltro il sistema connette gli anziani ad una centrale con un operatore presente 24 ore su 24. E’ la formula adottata anche per la Residenza Don Baronio, dotato di 31 appartamenti per anziani soli o in coppia. Altra esperienza non tanto dissimile è stata quella di Villa Brazzetti a San Carlo, di proprietà dell’Opera Don Dino, conclusasi quattro mesi fa per esigenze di ristrutturazione, che ha ospitato contemporaneamente più nuclei familiari, garantendo spazi privati affiancati da aree comuni per la condivisione di attività quotidiane. Il Comune dispone di immobili potenzialmente idonei a questo tipo di iniziative, ma le rilevanti spese di ristrutturazione rappresentano un ostacolo. Attualmente sono in corso studi di fattibilità per tre immobili, con l’obiettivo di definire interventi e risorse necessarie.

A supporto sono stati ottenuti fondi europei per la riqualificazione di edifici storici, tra cui Palazzo Roverella che ospiterà diverse tipologie di abitazioni affiancate da spazi culturali, ricreativi e aree di co-working e ristorazione. "E poi ci sono tutte quelle colonie abbandonate – dice con enfasi Serena Scarpellini – possibile che non si possa recuperale per il co-housing?". Domanda dalla risposta complessa per la quale, però, sta bussando a tutte le porte. Chissà che qualcuna non si apra.