Viaggio alla scoperta dei portici bolognesi

Oggi alle 17 la presentazione del volume di Giordano Conti e Lucia Corrain con fotografie inedite per raccontare le anime del patrimonio di Bologna

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di Elide Giordani

Una teoria di colonne geometriche e armoniose, una scansione numerica di volte ora rotonde ora quadrate che si srotola per ben 40 chilometri nell’ordito geometrico dell’abitato fanno di Bologna la ’città dei portici’. Per studiarli e apprezzarli nella loro storia e nella loro forza iconografica Giordano Conti e Lucia Corrain - il primo architetto e docente di Progettazione ambientale all’Università di Bologna, la seconda professoressa di Semiotica dell’arte presso l’Alma Mater - hanno prodotto un bel libro di oltre 170 pagine da sfogliare con l’occhio di chi cerca il bello e l’armonia.

Il libro verrà presentato dagli stessi autori oggi alle ore 17 nell’aula magna della biblioteca Malatestiana con il contributo del critico letterario Marino Biondi e dell’assessora ai portici Unesco del Comune di Bologna Valentina Orioli. E sarà facile ravvisare nel volume, soprattutto, un omaggio alle immagini che Giordano Conti, non nuovo ad operazioni editoriali in cui l’occhio scruta e racconta, ha catturato con il suo obiettivo nel corso degli anni. I colori ocra e rosati, i tagli di luce tra le colonne che ridisegnano la trama dei palazzi, la teoria dei pilastri che ad una svolta sembra perdersi all’infinito, l’eleganza, la rusticità, l’arte, di quelli o di altri, rimandano una sensazione di ordinata leggerezza.

"I portici, in buona sostanza - scrive Lucia Corrain -, rappresentano il vero filo conduttore della città, capace di raccordare gli edifici sacri con quelli profani, le architetture dell’aristocrazia con quelle della borghesia, finanche del popolo. Una voce unitaria che ha addirittura annullato ‘il contrasto fra il passato inteso come memoria e il presente inteso come sua antitesi’". Corrain fa anche un dettagliato excursus nella produzione dei viaggiatoriscrittori colpiti dalla singolarità della città felsinea.

"Gli edifici porticati - aggiunge Giordano Conti - hanno rappresentato nel passato una notevole parte di tessuto urbano di moltissime città italiane, permettendo una perfetta compenetrazione fra la vita privata e la vita pubblica e consentendo alla casa e ai suoi abitanti di integrarsi pienamente con l’ambiente circostante". Sarà perché la vita si è spostata su spazi più larghi e perimetri non quotidiani che di portici non se ne costruiscono più tanti? Ecco un argomento che potrà essere posto ai relatori della presentazione di ’Bologna. La civiltà dei portici’, edito dalla società editrice "Il Ponte Vecchio".