Cesena, 3 dicembre 2017 - «Stiamo facendo di tutto per salvare l’Olidata nel tentativo di salvaguardare l’occupazione, riportare il patrimonio in positivo, revocare la liquidazione e infine poter richiedere la riammissione del titolo alla quotazione alla Borsa di Milano». Chi parla è Riccardo Tassi, imprenditore forlivese che nel 2014 rilevò il pacchetto di maggioranza di Olidata da Acer, colosso di Taiwan. L’azienda, però, stava attraversando una grave crisi e non fu possibile invertire la tendenza che il 25 marzo dell’anno scorso portò alla messa in liquidazione. Oggi oltre a Tassi nella compagine azionaria ci sono oltre 12.000 piccoli risparmiatori, 4.000 in Emilia-Romagna.
Cosa state facendo?
«Abbiamo delineato un’operazione che passa attraverso tre fasi: in primo luogo vogliamo preservare l’attivo patrimoniale per metterlo a disposizione dei creditori; poi vogliamo fare un accordo con tutti i 207 creditori le cui spettanze ammontano a 39.012.633 euro; infine vogliamo diversificare il nostro settore di intervento puntanto sull’Iot, l’internet delle cose, facendo un accordo con una società che apporti le competenze ed esprima i nuovi organi».
Come stanno reagendo i creditori?
«L’accordo è stato raggiunto con la quasi totalità dei creditori. Lo studio Gianni Origoni Grippo Cappelli & Partner sta accelerando le trattative per raggiungere gli ultimi creditori che non hanno ancora aderito, tra i quali la locale Cassa di Risparmio di Cesena».
Il programma è ambizioso...
«Olidata ha affrontato una sfida difficile, quasi impossibile – dice Riccardo Tassi –, ma non demorde nel cercare di raggiungere l’obiettivo, grazie ai creditori che hanno compreso i numeri della crisi maturata nell’ultimo decennio e con grande sforzo hanno aderito allo stralcio; ai dipendenti che hanno lottato per la salvaguardia del posto di lavoro; al gruppo Camac che con un importante sforzo finanziario si è impegnato all’acquisto dell’immobile che è alla base della manovra predisposta dalla società per uscire dalla crisi».
Che tempi vi siete dati?
«Brevissimi: nel giro di due settimane dobbiamo chiudere tutti gli accordi che abbiamo abbozzato, prima di tutti quello con i creditori. Solo così possiamo pensare di salvare quello che è ancora un patrimonio di Cesena, della Romagna e dell’industria informatica italiana: Olidata».