ArchiveIl voto regionale alla prova del Pil

Il voto regionale alla prova del Pil

Bologna, 13 ottobre 2019 - Sostiene Confindustria che l’Emilia-Romagna è «un organo sano in un corpo debilitato». Una locomotiva in marcia, in un Paese fermo. Ma una locomotiva che rallenta. Le ombre si chiamano dazi Usa, Brexit, economia tedesca in affanno. L’indagine di Confindustria Emilia -Romagna, Unioncamere e Intesa Sanpaolo è la cartina di tornasole che costringe i candidati alle regionali alla realtà.

E a parlare di programmi che indichino il senso di marcia che intendono dare alla regione. La via Emilia è un nastro trasportatore di ricchezza che porta verso Milano. Il grande fermento del dopo Expo nel capoluogo lombardo e l’alta velocità ferroviaria, in questi anni, hanno creato un legame stretto tra le regioni. O lo si sfrutta per creare opportunità o l’unica alternativa è essere schiacciati dall’area metropolitana più dinamica d’Italia. Fenomeno già in atto, non solo nell’Emilia occidentale. Ci sono altre due direttrici: una è Adriatica, guarda a nordest ma può allungarsi a Sud, oltre le Marche, verso il Mediterraneo. Punto nevralgico è il ruolo del porto di Ravenna, anche in rapporto con quelli di Trieste e Ancona. L’altra direttrice porta in Toscana. Il dibattito a fil di valico sulle Olimpiadi a Bologna e Firenze ha già toccato gangli vitali. Lo prova l’infittirsi delle ipotesi di alleanza tra gli aeroporti delle due città capoluogo.

Sono tessere di un mosaico che l’economia va imponendo in due versioni. Una è fatta di competizione, l’altra di necessaria collaborazione tra grandi aree industriali europee come, per esempio, il distretto Auvergne -Rhone Alpes in Francia, Baden Wurttenberg e Nord Reno Westfalia in Germania o la Catalogna in Spagna. Aree alle quali si aggiungono, a pieno titolo, Lombardia ed Emilia-Romagna. Regioni che, non a caso, partecipano alla Vanguard Iniziative: rete di territori che ha l’obiettivo di stimolare il rinascimento industriale europeo promuovendo investimenti nella Smart economy, in settori ad alta innovazione come l’industria sostenibile, la bio economia, la stampa 3d.

Temi difficili, non da campagna elettorale, ma dai quali discendono conseguenze molto concrete: posti di lavoro, benessere, sostenibilità del sistema di welfare. Le imprese di questo territorio sono eccezionali, la politica dica come intende creare le migliori condizioni affinché le energie private – dai capannoni del Pil al mecenatismo – fioriscano a beneficio della comunità. Da qui al 26 gennaio 2020, giorno del voto, i candidati alla poltrona di presidente dell’Emilia-Romagna trovino il tempo per palarne agli elettori. Consapevoli che, oltre a essere difficili e poco acchiappa voti, sono temi che hanno anche un grave difetto: presentano sempre il conto.