Un piano per salvare i negozi, patrimonio di tutti

La lettera. Risponde il condirettore de 'il Resto del Carlino', Beppe Boni

Bologna, 24 gennaio 2020 - Sarebbe interessante andare per negozi a tastare il polso agli esercenti. Resteremmo sorpresi. Tanti chiudono, altri ci provano invano, una grande percentuale vorrebbe mollare. Sarebbe utile per capire le ragioni di questa ‘depressione’ che dura da dieci anni.  Gianfranco Malavolti, Campogalliano (Modena)

 

Risponde il condirettore de 'il Resto del Carlino', Beppe Boni

Le ragioni sono molteplici. Intanto alcuni dati. Rispetto al 2007, anno pre-crisi, le famiglie italiane hanno “tagliato” i consumi per 21,5 miliardi di euro e di conseguenza quasi 200.000 negozi hanno abbassato le serrande. Il dato emerge da uno studio della Cgia di Mestre secondo cui nel 2019, la spesa complessiva dei nuclei familiari del nostro Paese è stata pari a circa 1.000 miliardi di euro. Il valore delle vendite al dettaglio scende nei negozi e cresce nella grande distribuzione. I negozi soffrono tassazione eccessiva, burocrazia, concorrenza della Gdo e contrazioni degli acquisti delle famiglie. Serve un piano di aiuti (non di elemosine) serio e concreto.  beppe.boni@ilcarlino.net