Ricostruzione, Legnini taglia la burocrazia

Meno burocrazia, regole chiare, procedure più semplici e veloci, almeno si spera. Il Testo unico della ricostruzione per il terremoto dell'Italia centrale, che aspetta solo l'ok della Corte dei Conti, risponde alla logica di sburocratizzazione che fin dall'insediamento è stata la cifra dell'operato del commissario Giovanni Legnini. Bisogna dargliene atto, al netto del fatto che non di sole regole vive il grande cantiere dell'Italia centrale, alle prese negli anni anche con vicissitudini indipendenti da chi deve governarlo, vedi i rincari delle materie prime, la concorrenza del (fu) Superbonus e le bizze di un mercato in continua evoluzione come quello dell'edilizia. Il principio resta immutato, però: tagliare la burocrazia non significa in questo caso togliere strumenti di controllo agli organi preposti, semmai coordinarli, per raddrizzare la strada di pratiche che fanno centinaia di chilometri tra un ufficio e l'altro prima di arrivare a destinazione. Questo significa rendere più abbordabili (e appetibili) i lavori per le imprese e i privati e migliorare di conseguenza le condizioni di mercato, pur salvaguardando il principio di controllo che resta in capo allo Stato. Ha già funzionato con l'ordinanza 100, che ha introdotto una sorta di corsia preferenzialenziale, veloce, per lavori di ricostruzione entro determinati importi. Bene dunque il Testo unico per la ricostruzione privata, ma resta il cronico ritardo con cui avanza quella pubblica. I dati diffusi dalla Corte dei Conti delle Marche sono disarmanti. A oltre sei anni dal sisma dell'Italia centrale bisogna accelerare.