Arrestato Matteo Messina Denaro, il super boss di Cosa Nostra

Era latitante da trent'anni. "In cura da un anno, si faceva chiamare Andrea Bonafede". La frase detta ai sanitari: "Amo stare solo, mi piacciono le cose belle". E' stato condannato all'ergastolo per decine di omicidi e per le stragi del '92

Roma, 16 gennaio 2023 - Il boss mafioso Matteo Messina Denaro è stato arrestato a Palermo dai carabinieri del Ros e del Gis.

L'esponente di Cosa Nostra era latitante da trent'anni, precisamente dall'estate del 1993. La cattura è scattata nella clinica privata La Maddalena, dove il sessantenne capomafia di Castelvetrano (Trapani) si era recato "per sottoporsi a terapie", ha spiegato il comandante del Ros, Pasquale Angelosanto, sottolineando che "non ha opposto resistenza". Secondo quanto si è appreso, Messina Denaro si era presentato sotto falso nome e faceva periodicamente controlli in quella struttura medica, centro d'eccellenza per quanto riguarda l'oncologia in Sicilia. Dopo l'arresto è stato trasferito in una località segreta.

L'arresto di Matteo Messina Denaro
L'arresto di Matteo Messina Denaro

Il tampone anti Covid e le cure in clinica

Secondo quanto si è appreso in ambienti della clinica La Maddalena, Matteo Messina Denaro ha tentato la fuga ed era riuscito ad allontanarsi ancora una volta ma arrivato in un bar è stato catturato. Un medico ha spiegato all'Agi che il superboss era in cura da un paio d'anni "o almeno uno" per un tumore in zona addominale.

Nella struttura sanitaria era andato per fare un tampone anti Covid, dovendo essere ricoverato in day hospital per la chemioterapia. Aveva dato un nome fittizio.

"Frequentava la clinica - ha raccontato il medico - ed era stato operato in Chirurgia, ora veniva seguito in Oncologia. Stamattina alle 6 non c'era nulla, poi i miei collaboratori mi hanno chiamato: ci sono i Ros, mi hanno detto, e si è presentato un militare in assetto di guerra, stiamo cercando una persona, mi ha detto, stia tranquillo. In ogni piano c'era uno di loro, dei carabinieri in assetto di guerra, lui è scappato, è andato fuori al bar e lo hanno preso. Ha tentato la fuga al bar e c'è stato molto trambusto".

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"Era seguito in chirurgia dove è stato operato e oncologia, era venuto qua per un tampone stamattina e poi per seguire i trattamenti con un altro nome - ha continuato il dottore -. Era un paziente noto alla clinica, ha fatto anche dei trattamenti. Un anno sicuramente per il day hospital. Ma non avevamo alcuna idea di chi fosse, figuriamoci se potevamo saperlo o riconoscerlo".

"Era un uomo garbato, a modo suo sofisticato - ha raccontato un altro sanitario all'Ansa -. Nessuno poteva sospettare fosse un boss ricercato accusato di stragi e omicidi. Era sempre gentilissimo, calmo, sorridente. Aveva un suo stile".

"Amo stare solo, mi piace vivere, mi piacciono le cose belle", aveva detto il boss scambiando quattro chiacchiere con i sanitari. Nessuno alla Maddalena ricorda infatti accompagnatori di Messina Denaro, che non avrebbe ricevuto visite durante il ricovero.

Il nome falso: Andrea Bonafede

Il boss si faceva chiamare Andrea Bonafede. Negli ospedali presentava una carta d'identità rilasciata dal comune di Campobello di Mazara dove risultava nato il 23 ottobre 1963 e dove sarebbe stato residente in via Marsala. Matteo Messina Denaro è nato invece a Castelvetrano il 26 aprile 1962.

Il mafioso aveva anche un codice fiscale con i dati relativi ad Andrea Bonafede. È stato attraverso questo nome che si è giunti alla svolta nell'indagine investigativa "senza pentiti o soffiate anonime", ha precisato il procuratore della Repubblica di Palermo, Maurizio de Lucia, che ha coordinato l'indagine insieme al procuratore aggiunto Paolo Guido.

Dalle informazioni captate monitorando i parenti del boss latitante, si è infatti scoperto che Messina Denaro soffrirebbe del morbo di Chron, oltre ad una patologia tumorale.

I pm a quel punto hanno incrociato i dati, cercando un uomo di 60 anni, siciliano, malato oncologico. Si è quindi scoperta l'esistenza di un soggetto corrispondente - Andrea Bonafede - sottoposto a due interventi chirurgici: uno in piena emergenza Covid in Sicilia e l'ultimo a maggio scorso, alla clinica La Maddalena.

Tuttavia: nel giorno dell'intervento, Andrea Bonafede si trovava a Campobello di Mazara. In clinica sotto i ferri c'era qualcun altro. A questo punto - nel prosieguo delle indagini del Ros - è venuto fuori l'appuntamento fissato per oggi dove erano in programma prelievi e seduta di chemioterapia. "Abbiamo avuto solo il tempo di allertare il Gis - ha detto De Lucia - e, non appena si è avuta conferma dell'accettazione, è partito il blitz".

Una vita in fuga, tra stragi e attività criminali

Matteo Messina Denaro è stato condannato all'ergastolo per decine di omicidi, tra i quali quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, il figlio del pentito strangolato e sciolto nell'acido dopo quasi due anni di prigionia, per le stragi del '92, costate la vita ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, e per gli attentati del '93 a Milano, Firenze (La strage dei Georgofili) e Roma. L'inchiesta, coodinata dal procuratore Maurizio de Lucia e dal procuratore aggiunto Paolo Guido, mette così fine a una caccia decennale. Per il suo arresto, negli anni, sono stati impegnati centinaia di uomini delle forze dell'ordine.

Una latitanza record come quella dei suoi fedeli alleati Totò Riina, sfuggito alle manette per 23 anni (proprio ieri ricorrevano i 30 anni dalla sua cattura), e Bernando Provenzano, riuscito a evitare la galera per 38 anni.

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