Jesi, mail del Comune a 1.300 cittadini. Ma tutti vedono i recapiti degli altri

Diffusi in allegato anche i numeri di cellulare di migliaia di titolari di accesso alla Ztl. Il Comune: "Un errore, ma non sono dati sensibili". Tutto è partito dalla polizia municipale

Mail del Comune su un divieto di parcheggio in Ztl: diffusi migliaia di numeri telefonici

Mail del Comune su un divieto di parcheggio in Ztl: diffusi migliaia di numeri telefonici

Jesi (Ancona), 17 ottobre 2021 - Un semplice click e 1.300 persone ricevono una mail dalla polizia locale con un file che contiene dati personali di migliaia di persone: numeri telefonici e indirizzi mail. Già pochi minuti dopo l’invio sono scattate le proteste e anche le minacce di denunce al comando di polizia locale di Jesi dove si attende la nomina di un nuovo comandante. Tutto è partito alle 13:06 di venerdì quando dall’indirizzo ufficiale della polizia municipale è arrivata una prima mail destinata a 1.300 persone, i cui indirizzi mail sono in chiaro e quindi visibili a tutti.

Il testo informa solo sulla necessità di non parcheggiare l’indomani nelle piazze del centro dove torna il mercato. Ma l’oggetto dice: ‘Elenco utenti registrati nei software Brav’ (quello per l’accesso alla ztl del centro) e in allegato c’è un file Excel con la banca dati della polizia locale. Qualcosa come 9.632 nomi e cognomi di chi ha e ha avuto accesso alle ztl del centro. Accanto ai nomi ci sono 4.702 numeri sia fissi che mobili e dunque personali. E ancora 2.908 indirizzi mail degli stessi.

Di fatto circa 1.300 persone (ma alcune mail sarebbero tornate indietro per problemi di ricezione) hanno a disposizione un file con i dati di migliaia di persone che vivono o lavorano in centro e non solo. Non sono tardate le prime mail di risposta per il "mancato rispetto della privacy" con richiesta di spiegazioni e anche le chiamate di protesta in Comune.

Dodici minuti dopo il primo invio ecco il secondo dalla polizia municipale che chiede di non tenere conto e cancellare il file incriminato. Ma, si sa, la rete non perdona e una volta inviati i dati personali che necessitano del consenso dell’interessato per essere trattati, possono essere salvati, archiviati, inoltrati e utilizzati. Insomma addio privacy e riservatezza.

Dal Comune l’indomani (ieri) si scusano ma precisano che non si tratta di dati sensibili. Il rischio adesso è la richiesta di risarcimento danni da parte dei cittadini e un provvedimento analogo da parte del garante della privacy. Lo stesso Comune che parla di "errore" mette in cantiere provvedimenti. "Immediatamente resisi conto dell’accaduto – spiegano dall’amministrazione comunale - agli stessi è stata inviata dalla stessa Polizia locale una mail di scuse pregando di cancellare quella erroneamente inviata. Allo stesso tempo è stato contattato il Data protection officer (Dpo), il professionista esterno responsabile della gestione del trattamento dei dati personali del Comune di Jesi, informandolo dell’accaduto, fornendo l’allegato della mail inviato e spiegando accuratamente lo svolgimento dei fatti. Il Dpo ha 72 ore di tempo per esaminare la questione ed esprimere valutazioni. Rinnovando le scuse per quando spiacevolmente accaduto, l’amministrazione attende serena le comunicazioni del Dpo e, una volta ricevute, assumerà le adeguate determinazioni. Va chiarito, fin da subito, che i dati inseriti nel file non sono in alcun modo classificabili, in base al codice della Privacy, come dati sensibili che sono quelli relativi allo stato di salute, razza, convinzioni religiose o opinioni politiche".