Lavoro, 37mila donne lasciano per seguire i figli. Il 10% in Emilia Romagna

Le motivazioni: la mancanza di nonni e parenti, ma anche il costo eccessivo di nidi e baby sitter

Spesso è difficile conciliare lavoro e famiglia (Foto Dire)

Spesso è difficile conciliare lavoro e famiglia (Foto Dire)

Bologna, 7 luglio 2020 - La fotografia impietosa di un Paese in cui conciliare lavoro e famiglia è ancora difficile. Talmente difficile da scoraggiare più di 51mila genitori (il 73% sono donne), che, nel 2019, hanno preferito dire addio all’impiego piuttosto che avventurarsi nel tentativo di armonizzare vita familiare e vita lavorativa. Lo dicono i dati dell’Ispettorato nazionale del lavoro che, ogni anno, rilascia una dettagliata relazione sulle dimissioni e risoluzioni volontarie dei rapporti di lavoro, analizzandone motivazioni, incidenza per sesso ed età e distribuzione geografica.

Ben prima che il Covid-19 irrompesse nelle nostre esistenze, tenendo a casa da scuola i figli e costringendo i genitori a improbabili capriole tra impegni di lavoro (o smart working, per chi ha potuto), supporto dei bambini nella didattica a distanza e cura della casa, la situazione - confermano i dati Inl – era già allarmante. Lo scorso anno, oltre 37mila lavoratrici madri hanno firmato le dimissioni volontarie: più del doppio rispetto ai lavoratori padri, sotto quota 13mila. Se si guarda ai dati delle singole regioni, poi, emerge che l’Emilia-Romagna è terza nel Nord Italia (dopo Lombardia e Veneto) per numero di dimissioni volontarie: su 31.526 dimissioni o risoluzioni convalidate nell’area presa in considerazione, 5.447 vengono dalla nostra regione. Tra queste, 3.568 riguardano lavoratrici madri, 1.879 padri.

Le motivazioni: il 35% dichiara di non riuscire a conciliare l’occupazione con le esigenze familiari. Ciò è dovuto, nel 27% dei casi, all’assenza di nonni e altri componenti di quella ‘rete di protezione’ dei legami di parentela, ancora fondamentale per salvare l’impiego di tante madri. Nel 7% dei casi, pesa il costo eccessivo dei servizi di assistenza ai più piccoli, come asili nido e baby sitter. Infine, nel 2%, la difficoltà è dovuta al mancato accoglimento del bimbo al nido, perché le strutture sono scarse, piene o hanno criteri d’accesso troppo rigidi.

La fascia d’età in cui le mamme lasciano il lavoro è principalmente quella tra 29 e 44 anni, al culmine dell’impegno professionale. Ci si ritrova così, in età relativamente giovane, a dipendere economicamente dai propri compagni e, nel lungo periodo, a mettere una pesante ipoteca sul desiderio di avere altri figli.