Radiazioni nucleari e tumori, i medici: "Aumentare la sicurezza delle centrali ucraine"

Le ricerche trentennali dell'Istituto Ramazzini di Bologna. "Una nuova Chernobyl causerebbe decine di migliaia di casi di cancro in Europa"

Daniele Mandrioli, direttore del Centro di Ricerca sul Cancro dell'Istituto Ramazzini

Daniele Mandrioli, direttore del Centro di Ricerca sul Cancro dell'Istituto Ramazzini

Bologna, 8 marzo 2022 - Il costo di un nuovo incidente nucleare come quello di Chernobyl? "Un altro incidente di quel genere potrebbe causare decine di migliaia di  tumori in tutto il continente Europeo, in particolare tra i bambini". A certificarlo è il direttore del Centro di Ricerca sul Cancro Cesare Maltoni dell'Istituto Ramazzini, Daniele Mandrioli,, che ha sede a Bologna. L'istituto di ricerca si occupa da trent'anni anche di studi sperimentali a lungo termine sugli effetti cancerogeni delle radiazioni ionizzanti e ora mette in guardia dai rischi che gli attacchi russi possono causare alle centrali nucleari ucraine, come avvenuto a quella di Zaporizhzhia pochi giorni fa.

Leggi anche: 

Approfondisci:

"Con la guerra rischio nuova Chernobyl". In Ucraina ci sono 15 reattori nucleari

"Con la guerra rischio nuova Chernobyl". In Ucraina ci sono 15 reattori nucleari

Lo fa sulla base di studi trentennali i cui primi risultati non lasciano spazio a dubbi: gli effetti cancerogeni hanno effetti "importanti" anche a quelli che una volta erano considerati dosaggi bassi. Si tratta, comunque, di dosi simili o inferiori a quelle assorbite dalla popolazione generale nelle zone contaminate dal disatro di di Chernobyl nel 1986. Un evento tragico che non smette di causare danni: "L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato che oltre 40mila casi di tumore siano attesi entro il 2065 a causa dell’incidente, dei quali oltre 16mila casi sono attesi in Europa al di fuori delle aree contaminate". 

Il progetto sulle radiazioni ionizzanti dell’Istituto Ramazzini ha fornito importanti risultati, ma l'attività di ricerca è ancora in corso: "entro la fine di quest’anno verranno prodotti i risultati degli esperimenti sul confronto tra gli effetti tra radiazioni ionizzanti frazionate (esposizioni a dosi più basse, ma ripetute nel tempo, simili all’utilizzo che viene fatto ai fini diagnostici e terapeutici) e radiazioni somministrate in un'unica esposizione (scenario espositivo più simile a quanto accade durante disastri nucleari)", spiega l'Istituto.

Il Ramazzini esprime piena solidarietà al popolo ucraino e "invitando  a non dimenticare i gravi effetti delle radiazioni ionizzanti scoperti grazie alla ricerca indipendente, sollecita l’implementazione tempestiva di  strategie di prevenzione e di protezione adeguate nei siti nucleari in territorio ucraino, come anche richiesto in queste ore dalla Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica".