La giusta lotta al patriarcato e quelle sbagliate accuse generiche

di VALERIO BARONCINI -  La vicesindaca di Bologna Emily Clancy, commentando il diniego da parte della rete Lgbt alla presenza di un’associazione di polizia durante il Pride di sabato e rispondendo a una consigliera comunale che chiedeva se non sia “ grave e inaccettabile indicare le Forze dell'ordine come un'istituzione e un luogo di riproduzione della violenza sessista, omolesbobitransfobica, abilista e razzista”, ha replicato con quella che potremmo definire un’iperbole. Testualmente: “Mi corre l'obbligo di premettere che non credo di conoscere istituzioni che non lo siano”. E ha aggiunto: “Violenza di genere e cultura patriarcale, razzismo sistemico, omolesbobitransfobia e abilismo sono realtà, sono piaghe che hanno permeato la nostra società nel profondo non fare i conti con questa pesante eredità significa condannare le istituzioni, compresa la nostra, il nostro stesso Comune, a non muovere i passi necessari per un cambiamento radicale e profondo”.

Iperbole, ripetiamo. E speriamo. Per due motivi. Numero uno: generalizzare è assurdo, sbagliato e controproducente, sempre. Perché una persona così attenta ai diritti civili come Clancy dovrebbe sapere i danni che si provoca sparando nel mucchio. Numero due: l’omotransfobia non c’entra nulla, ma proprio nulla, contro un diniego ideologico che accosta tutte le forze dell’ordine a una “violenza eteropatriarcale sistemica” e genericamente denuncia pratiche di “repressione”. Ragionare non significa non denunciare e non battersi per diritti fondamentali. Battersi per i diritti non significa ledere la dignità degli altri. Questo ‘modus’ è lo stesso che tutti dobbiamo denunciare davvero e che ha creato i danni da patriarcato di cui sopra.