Fase 2 Emilia Romagna, l'ira di commercianti e artigiani. "Colpo mortale"

II coro unanime delle associazioni di categoria: "Vogliamo ripartire prima del 18 maggio, la Regione ci sostenga". Ma Merola, sindaco di Bologna frena: "Basta ingerenze"

Un parrucchiere

Un parrucchiere

Bologna, 27 aprile 2020 - Lockdown allentato, ma non troppo. Ed ecco che il coro delle associazioni di categoria del commercio e dell’artigianato è unanime: “Vogliamo riaprire prima del 18 maggio, in sicurezza” l’istantanea che arriva da un mondo imprenditoriale “deluso e preoccupato” per l’ulteriore rinvio della ripartenza annunciato domenica sera dal premier Giuseppe Conte. Per i negozi nessuno spiraglio fino alla metà del mese prossimo, la riapertura per parrucchieri ed estetisti è prevista, invece, per il primo giugno.

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“È la conferma della mancata attenzione verso i bisogni delle nostre imprese da parte di un governo incapace di pianificare una fase due equa” attacca Confcommercio Emilia Romagna.

La chiusura delle attività – secondo le stime – costa oltre 200 milioni di euro di fatturato al giorno e quasi 5 miliardi di euro al mese. “Non sono più rinviabili – continua Confcommercio regionale – gli indennizzi a fondo perduto e l’esenzione delle tassazioni locali per le imprese rimaste chiuse, che potrebbero trovare copertura con la web tax. Chiediamo alla Regione di sostenere le nostre ragioni e impegnarsi ad anticipare le riaperture”. Parla di “sconforto, delusione e preoccupazione” Confesercenti Emilia Romagna, facendo notare che “quasi un mese di ulteriore chiusura aggraverà la situazione economica, con il rischio concreto che molte attività non riaprano più. A questo si aggiunge l’assenza di indicazioni per il comparto turistico”. Per l’associazione di categoria “esistono le condizioni per programmare la riapertura delle attività a breve e in tutta sicurezza”.

“Lo stop è ancora più grave – aggiunge il presidente Dario Domenichini – perché nulla si sa sugli aiuti annunciati, pure a fondo perduto, e i provvedimenti già varati non stanno funzionando come auspicato”.  

Confartigianato Emilia-Romagna accoglie con favore la riapertura dei cantieri e del manifatturiero, ma chiede “più coraggio” per la fase due: “Il calendario che si protrae a giugno rischia di trascinare nel baratro chi ha fatto la propria parte con sacrificio in due mesi di lockdown. Siamo in allarme per la sorte delle imprese del comparto del benessere che, con tre mesi di stop, rischiano di non riaprire mai più. Per acconciatori ed estetisti, visto che le procedure di sicurezza sono più stringenti di altri settori, non c’è motivo per non far ripartire l’attività in tempi ravvicinati”. Un blocco che Confartigianato definisce “irragionevole, al quale si aggiunge la beffa di un abusivismo dilagante. Ci auguriamo che il modello emiliano-romagnolo proposto dal governatori Bonaccini possa evitare tragici errori e stimolare un ripensamento di scelte sbagliate e intempestive”.

Le Cna della Romagna si sentono “tradite” ed esprimono anche “rabbia e sconcerto” per le decisioni del governo. A Rimini si considera “grave aver rinviato al primo giugno la riapertura delle imprese artigiane del benessere, della ristorazione e degli esercizi pubblici”. Perché, aggiungono Lorenzo Zanotti e Franco Napolitano, presidente e direttore generale di Cna Forlì-Cesena, “tale decisione cade sulle spalle degli imprenditori”. È ciò che l’associazione degli artigiani e delle Pmi di Ravenna considera “un colpo mortale al comparto dell’acconciatura e dell’estetica, con perdite di fatturato dal 40 al 70%”. Analisi condivisa anche da Cna Bologna, che parla “condanna a morte per l’intero settore”. Dalle Due Torri arriva anche la voce preoccupata di Enrico Postacchini, presidente di Confcommercio: “È necessario – dice – che le attività del terziario riaprano a partire dal 4 maggio”.

Ma a frenare le ambizioni di ripartenza è il sindaco di Bologna, Virginio Merola, che invoca lo stop delle “continue ingerenze da parte delle Regioni su una specie di gara a chi apre prima o dopo. Sono state prese decisioni dal governo, ora serve responsabilità”.

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