Massimo Pandolfi
Editoriale

L’orribile storia di gente perbene

Una storia che ha diviso Bologna. 'Una storia orribile, di gente perbene', l'ha definita la procuratrice aggiunta Morena Plazzi all'inizio della sua requisitoria finale al processo.

Un delitto che ha ancora tanti punti interrogativi anche se la sentenza di primo grado, in realtà, parla chiaro: ergastolo. Il dottor Giampaolo Amato, oculista famoso in città, uccise prima sua suocera e poi sua moglie, con dei potenti anestetici. Aveva perso la testa per un'altra donna: ecco il motivo per cui sarebbe partito tutto.

Lui, Amato, ha sempre negato, ma ci sta: nei processi indiziari sono pochi gli assassini che confessano. Ma che lui non sia un serial killer, e qui arriva la parte importante della vicenda, lo pensano in molti e fra questi anche i suoi due figli. Che poi sono anche i figli e i nipoti delle due vittime. Due ragazzi che hanno perso mamma e nonna ma che continuano a dire, pensare, urlare che non è stato, non può essere stato loro padre. Lo difendono, strenuamente, anche se per i giudici Giampaolo Amato è stato il carnefice. Nicola (il figlio, anche lui medico) ha scritto domenica sera un lunghissimo post su Facebook. Forte, intenso, commovente: 'Non potremo mai perdonare nostro padre per avere tradito mamma' il succo della storia, 'ma sono, siamo stracerti della sua innocenza. Non ha ucciso mamma e nonna'.

Qui entra in gioco l'amore per un padre, certo, ovvio, ma ci sono anche una mamma e una nonna che hanno perso la vita, per colpa appunto del loro padre secondo chi ha l'ingrato compito di giudicare.

Una storia orribile e incredibile sì: lasciateci scrivere che non vorremmo essere nei panni dei prossimi giudici che dovranno esprimersi, anche in via definitiva, senza più appello.