MARCO BILANCIONI E FEDERICO DI BISCEGLIE
Politica

Elezioni in Emilia Romagna: nessun ballottaggio nei capoluoghi. A Forlì e Ferrara le liste dei sindaci spingono al bis il centrodestra

Il romagnolo Zattini ce la fa al primo turno, successo personale ancora maggiore per Fabbri. Centrosinistra: a Modena e Reggio bene gli esordienti Mezzetti e Massari, Lattuca al 65% a Cesena

Bologna, 11 giugno 2024 – E’ una città che vota a sinistra, eppure Forlì ha confermato il primo sindaco di centrodestra della propria storia: Gian Luca Zattini, 69enne dentista, già primo cittadino di Meldola (un’unica tessera di partito in vita sua, quella della Dc) è riuscito nell’impresa di ribaltare il quadro che le europee avevano disegnato nella notte tra domenica e lunedì. Le tre liste che sostenevano il suo rivale, Graziano Rinaldini, erano al 49,3% al quale poteva teoricamente aggiungere una sua civica.

La festa di Gian Luca Zattini in piazza Saffi a Forlì (Frasca). Per lui riconferma come per Alan Fabbri, a Ferrara (Businesspress)
La festa di Gian Luca Zattini in piazza Saffi a Forlì (Frasca). Per lui riconferma come per Alan Fabbri, a Ferrara (Businesspress)

Invece a fare la differenza è stata l’altra lista senza simboli di partito, quella del sindaco uscente: Forlì Cambia. Hanno lasciato il nome del 2019 – quando sfiorò l’11% – perché, dicono, "c’è ancora da fare". E stavolta sono arrivati al 14%: secondo partito della coalizione, alle spalle di FdI, comunque trainante col 19% .

Alla fine, nelle urne ha pesato il consenso personale del sindaco, capace di vincere al primo turno (nessun ballottaggio nei capoluoghi di provincia: trionfo al primo turno per Massimo Mezzetti a Modena, Marco Massari a Reggio ed Enzo Lattuca a Cesena: addirittura il 65%). Del resto, Zattini aveva già convinto a schierarsi con lui i partiti ufficiali di centro, Italia Viva e Azione, e perfino l’ex primario Claudio Vicini: già capolista della lista civica di Stefano Bonaccini nel 2020, vicino a Italia Viva, sarà consulente per la sanità. Una credibilità che ha costruito con varie scelte: quella di concedere il patrocinio alle festa delle famiglie arcobaleno (con qualche malumore a destra), di intitolare un parco a una brigata di partigiani, di ‘riabilitare’ i suoi predecessori, perfino del Pds e Pci. La sua lista ne ha poi raccolto i frutti.

Ancora più clamoroso il dato di Ferrara dove il bis del sindaco Alan Fabbri, leghista, l’unico altro di centrodestra in un capoluogo dell’Emilia-Romagna, è stato spinto dal 31% della sua lista sul 58% della coalizione: quasi 19mila voti. Fabbri ha scommesso sulla sua potenza di fuoco che, politicamente e in termini di consenso, non ha eguali. L’effetto trascinamento ha avuto un contraccolpo evidente per i partiti che l’hanno sostenuto: Fratelli d’Italia ha registrato – rispetto alle Europee – un crollo che li ha portati a totalizzare poco più dell’11% dei consensi. Mentre la Lega – il partito da cui Fabbri proviene – ha preso il 7,7%. Forza Italia è di poco sopra il 5%. La civica del suo rivale Fabio Anselmo di centrosinistra ha preso poco più di 3.700 voti. Per Fabbri un plebiscito.