Radiazioni nucleari, come proteggersi e quali sono i rischi con la guerra in Ucraina

Intervista ad Andrea Mentrelli (Unibo): "La nube arriverebbe prima in Russia che qui e un grande ruolo avrebbero vento e pioggia. Le pillole di iodio? Dannose"

Cosa fare contro le radiazioni nucleari

Cosa fare contro le radiazioni nucleari

Bologna, 17 marzo 2022 – Con le tragiche notizie che giungono dal fronte della guerra in Ucraina, sale anche la preoccupazione per il nucleare. Visto l’attacco alla più grande centrale d’Europa, quella di Zaporizhzhia (video) e all’occupazione di Chernobyl da parte russa, si è cominciato a parlare di cosa succederebbe ‘se’. 

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Andrea Mentrelli, professore ordinario di Fisica matematica all’Università di Bologna, con una laurea e un dottorato in ingegneria nucleare ed esperienze lavorative in ambito nucleare anche in Francia, ci tiene a specificare che “un conto è un incidente nucleare come quello avvenuto nei giorni scorsi a Chernobyl (dove è mancata la corrente), un altro è un attacco militare alla centrale di Zaporizhzhia o un altro sito ucraino”.

Cosa accadrebbe se Chernobyl restasse a lungo senza energia elettrica o, peggio, venisse attaccata?

"Potrebbero esserci problemi, ma rimarrebbero localizzati a Chernobyl e nelle immediate vicinanze, senza impatti nel resto dell'Europa. Non sarebbe nulla in confronto all’incidente di 36 anni fa. Nel caso di colpi di artiglieria che dovessero colpire il sarcofago (una robusta corazza in cemento armato che protegge il nucleo, ndr) potrebbero esserci fuoriuscite, ma localizzate".

E se invece esplodesse un reattore nucleare a Zaporizhzhia?

"L’unico modo per avere un evento che interessi l’Europa potrebbe essere un bombardamento o un missile su una centrale. Sarebbe un evento estremo: un’arma a doppio taglio, perché l’Ucraina confina con la Russia".

Quale sarebbe lo scenario peggiore possibile?

"È difficile immaginare qualcosa di peggio di Chernobyl. Molto dipende dalle condizioni meteo dopo l'incidente, come piogge e venti. Che, tra l’altro, di solito spingono verso la Russia che sarebbe la prima regione coinvolta. Rimangono comunque tante causali ed è impossibile sapere prima cosa accadrebbe".

Che tempi avrebbe l'allarme nucleare?

"L'Ucraina dista duemila chilometri circa, ci vorrebbe tempo prima di ricevere eventuali radioattività. Poi i sistemi di controllo non sono quelli degli anni '90. Ora è tutto molto monitorato e c'è più attenzione: è impensabile che un reattore bruci per una settimana a cielo aperto, a nostra insaputa. Le centrali di oggi hanno sistemi di allerta molto sofisticati".

Quindi siamo al sicuro?

"Se succede qualcosa di così grave a una centrale in Francia o in Slovenia, le conseguenze sarebbero ben diverse, perché siamo molto più vicini".

Quali sono le cose da fare in caso di pericolo nucleare?

"Pochi giorni fa è stato aggiornato il 'Piano nazionale italiano per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari’. Chiudersi in casa è la prima cosa da fare in caso di incidente nucleare: le radiazioni vengono bloccate dai muri. Nel caso peggiore – e riguarderebbe una centrale molto più vicina di quelle ucraine – è bene non stendere i panni all'aria aperta, farsi la doccia se si è stati all'esterno. Nel piano è poi previsto di tenere i sistemi di ventilazione spenti, restare in casa fino a due giorni in via precauzionale, non consumare alimenti e mangime prodotti nel territorio colpito (verdure fresche, frutta, carne, latte) e il blocco della circolazione stradale, che però mi sembra un po' estremo. Lo si può attuare al limite in un raggio di 30-50 chilometri da dove succede l’incidente".

Sarebbe meglio avere un rifugio? O una cantina?

"Per le popolazioni più vicine all’evento nucleare, avere un bunker o una cantina sarebbe ancora meglio. Di sicuro una casa in cemento è meglio di una in legno. Ma già chiudersi in casa, non stare affacciati alla finestra, chiudere le tapparelle o gli ‘scuri’ ha un grande effetto. Anche gli animali vanno tenuti in casa. Se si è all’aperto, è bene proteggere il viso anche solo con una sciarpa, mettere le mani in tasca, usare gli occhiali da sole, non lasciare la pelle esposta alle radiazioni, insomma".

E' scoppiata la psicosi delle pillole di iodio, sono utili?

"No, assolutamente no. In primo luogo, lo iodio che si compra in farmacia è un integratore alimentare e non servirebbe a niente. Poi oggi la popolazione italiana non ha carenze rilevanti di iodio, grazie all’alimentazione. Potrebbe avere senso assumerlo per certe fasce di popolazione, ma sono medicinali che vanno prescritti e valutati da un medico: in caso di pericolo nucleare se ne occuperebbe il Servizio sanitario nazionale". (Nel piano di Governo si consiglia la iodio profilassi tra i 18 e 40 anni e a donne incinta o in allattamento, ndr).