{{IMG_SX}}Fermo, 20 maggio 2008  - Quando una scuola storica chiude i battenti è un po’ come perdere un pezzo di cuore, un angolo di città, un frammento di identità. Quando poi sono due le scuole che cessano l’attività, vuol dire che qualcosa non ha funzionato, che un anello s’è spezzato.

 

Ci sono ancora tre classi al liceo classico paritario Paolo VI, tre anni ancora e poi si chiude. Solo due le classi, invece, al liceo europeo Bambin Gesù che chiuderà quindi con l’anno scolastico 2009/2010. In tutti e due gli istituti c’è grande tristezza, si tratta di scuole private gestite con una forte ispirazione religiosa.

 

Al Paolo VI a parlare è il preside, Antonio Petrelli, che con amarezza sottolinea: "Purtroppo, è finito il tempo degli appelli e delle speranze. Ormai la chiusura è definitiva e imminente, tant’è vero che i ragazzi che dovevano frequentare il quinto ginnasio quest’anno si sono già trasferiti all’Annibal Caro".

 

E’ un problema di risorse, spiega il dirigente, troppo scarse per pensare alla promozione di un istituto per frequentare il quale si paga una retta mensile. Altissimi i costi di gestione, complicati gli adempimenti burocratici da risolvere, troppo scarse le risorse che lo Stato riserva a questo tipo di scuole. E pensare che proprio nei giorni scorsi papa Benedetto XVI aveva lanciato proprio un appello perchè si tutelassero le scuole cattoliche.

 

Sottolinea il preside: "Per un po’ abbiamo sperato che qualcuno si impegnasse, si attendeva che qualche cooperativa o associazione si facesse carico del liceo. Così non è stato e noi non abbiamo certo avuto modo di promuovere la nostra scuola all’esterno. Il risultato è che abbiamo ricevuto appena 6 iscrizioni, l’attuale terza liceo che affronterà la maturità quest’anno conta 20 studenti, la seconda e la prima solo 10. Chiudiamo con loro".

 

Il problema semmai è per i 12 insegnanti che hanno lavorato qui, con competenza e passione e con l’incertezza del futuro. Sottolinea Petrelli: "Certo, loro hanno la situazione peggiore, da tempo tengono d’occhio le graduatorie, ma non arrivano certo buone notizie dal mondo della scuola. Pazienza, l’unica cosa certa è che chiudiamo sapendo che non si riapre più, questo è un discorso che si interrompe per sempre".

 

Vita più travagliata ha avuto il Bambin Gesù, nato come istituto magistrale poi trasformato in liceo pedagogico quando la normativa è cambiata e per diventare maestri serviva una laurea specialistica. Oggi c’è il liceo europeo a indirizzo giuridico economico, una realtà attuale, interessante, ben organizzata. Peccato che anche qui gli studenti scarseggino e il lento processo di chiusura è cominciato da tempo, come spiega la dirigente Assunta Reali: "La quarta classe conta appena 9 studenti, la quinta 14. Non riusciamo certo a sostenere le spese in simili condizioni, questo istituto dipende da un ordine religioso la cui sede centrale è a Roma. La Madre superiora ne ha deciso la chiusura, anche se a malincuore".

 

Anche qui sono 12 gli insegnanti, tutti giovani e abilitati, tutti molto preparati che presto si troveranno di nuovo nella precarietà più assoluta. Secondo Assunta Reali anche qui a scoraggiare le famiglie è la retta da pagare e sono 210 euro al mese che con l’aumento della benzina, delle bollette, del pane e del latte fa una bella cifra.