Fermo, 26 febbraio 2015 - Hanno scavalcato la recinzione, si sono introdotti nei parcheggi e hanno squarciato tutte le gomme dei mezzi della Regione. Un vero e proprio attentato per dire no alla centrale a biomasse di Campiglione e protestare contro i politici ritenuti responsabili della possibile realizzazione dell’impianto.
Il gesto è stato compiuto ieri notte ed è stato rivendicato alla nostra redazione di Fermo del Resto del Carlino con una telefonata anonima ricevuta intorno alle 14.15. Una voce, palesemente camuffata e tendente al femminile, ha dichiarato: «Danneggiate due auto della Regione. No centrale a biomasse a Campiglione. Politici complici». Subito dopo l’autore della telefonata ha riattaccato senza dare il tempo al giornalista che l’ha ricevuta di porre alcun tipo di domanda o chiedere informazioni. Sulla vicenda indaga la polizia di Fermo dove è stata presentata denuncia dell’accaduto.
Le auto danneggiate si trovavano nel parcheggio della sede della Provincia e sono stati proprio gli operai dell’ente ad accorgersi per primi, ieri mattina, dell’atto vandalico. Si tratta dell’ennesimo episodio protesta contro la realizzazione della centrale a biomasse. Ma questa volta qualche facinoroso o esibizionista è andato ben oltre i confini della legalità. Per questo, vanno considerati sicuramente ben lontani dai comitati e movimenti di protesta, nonchè dai semplici residenti, che hanno sempre percorso le vie lecite e formali della protesta.
Quella dell’opposizione alla centrale, infatti, è una storia fatta di manifestazioni, di striscioni, volantini e ricorsi al Tar per opporsi all’impianto, tanto da far nascere un vero e proprio comitato cittadino. Una battaglia che dura da anni e che vede da una parte la ditta appaltatrice e dall’altra i residenti, da sempre contrari alla costruzione della centrale.
Una battaglia che è approdata anche davanti al giudice del tribunale di Fermo per una denuncia da parte della società incaricata di realizzare l’impianto, contro l’ex assessore Elmo Tappatà, accusato di calunnia e procurato allarme.
Fabio Castori