Fermo, 6 dicembre 2024 – Cucinare è un atto d’amore, è qualcosa che unisce cibo e emozioni, esperienze e condivisione. Secondo Nikita Sergeev, chef stellato Michelin dal 2021, quando si perde quell’emozione, quando si spezza quel legame di condivisione è tempo di fermarsi. Nikita è nato in Russia ma vive a Porto San Giorgio, nelle Marche, da oltre vent’anni. Il primo ristorante lo ha aperto nel 2013, in centro, dopo qualche anno aveva scelto un nuovo locale di vetro e di bellezza, sul lungomare, lì aveva trasferito l’Arcade. Da qualche tempo il ristorante ha chiuso, sulla porta il cartello ‘Vendesi’, chiuso anche Banco 12, l’altro locale che Nikita ha fatto nascere, con un progetto culinario diverso, di nuovo al centro del paese. Chiusure che vogliono dire anche perdere la stella Michelin, riconfermata solo poche settimane fa allo chef, per due locali che avevano creato movimento in città e che per Nikita erano vita e lavoro insieme.
Oggi, a 35 anni, vuole tornare ad essere un cuoco semplice. Che significa in concreto?
“Da tempo mi pesa la responsabilità che ho addosso, la burocrazia, il mondo faticoso e stressante che è diventato quella della ristorazione. I due locali, molto diversi tra loro, hanno lavorato bene, abbiamo superato il tempo del Covid, ci siamo sempre rimessi in piedi. Oggi però sento di aver perso gli stimoli, di non avere più emozioni da trasmettere”.
Con chi ha condiviso questa scelta?
“Sicuramente i miei genitori, hanno capito che per fare lo chef bisogna comandare e gestire l’organizzazione, io voglio stare sui fuochi a cucinare. È una questione che riguarda la mia salute mentale e fisica, ho perso la passione in quello che faccio all’Arcade e dunque è tempo di cambiare”.
Per i due locali si spera in un futuro comunque, l’Arcade, lei sottolinea, ha avuto dei contatti, Banco 12 è di proprietà del Comune e chi si farà avanti potrà rilevare licenza e arredi. Lei, lo chef arrivato dalla Russia, con il coraggio anche di prendere posizione contro la guerra in Ucraina, spera di restare a Porto San Giorgio?
“Dopo tanti anni qui mi sento sangiorgese, certo ho tanti contatti con altre realtà, sono stato proprio in questi giorni a Dubai e Abu Dhabi dove ci sono dei progetti in corso. Sto pensando di mettermi a scrivere o ad insegnare, non lo so. E poi ci sono sempre i fornelli che sono il mio ambiente”.
Più difficile la situazione dei dipendenti, la squadra che lavorava con Nikita ormai da diversi anni si trova senza lavoro, a due passi dal Natale. Come si gestisce questa situazione?
“Ne abbiamo parlato, mi spiace molto. Alcuni contratti erano a termine ed erano finiti, quelli stabili avranno il supporto necessario, faremo tutti i passaggi necessari. Dispiace, chiaramente, ma ho bisogno di tempo per me. È arrivato il momento di fermarmi e capire cosa sto facendo, tornare a crederci”.
Nessun rimpianto nemmeno per la stella che se ne va, il risultato più alto per uno chef?
“La stella l’ho conquistata e mi basta, la giacca stellata non me la toglie nessuno, anche se resta a casa. L’ho conquistata con l’impegno e i sacrifici, perderla formalmente non cambia le cose. Devo ringraziare tutti quelli che sono stati con me e hanno contribuito al successo, la mia brigata, i collaboratori, i fornitori, le scuole, i clienti, gli enti locali. Quello che mi sento di dire a chi verrà dopo noi è di provare ad osare sempre e sempre amare questo territorio che se lo merita. Si tornerà a sentir parlare di me, di noi”.