La forza delle liste civiche dietro l’exploit del sindaco

Le quattro hanno conquistato il 32,74% dei voti e le pseudo civiche il 33,37%, quelle cioè che si celavano dietro partiti di centrodestra senza simbolo

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Un risultato imprevedibile e imprevisto quello che alle comunali del 12 giugno ha segnato il trionfo di Valerio Vesprini e la sconfitta di Francesco Gramegna. Un risultato perentorio di 66,11%, ottenuto da forze civiche e partitiche di centrodestra, contro il 33,89% rappresentativo della disfatta del centrosinistra; un risultato che ha lasciato di stucco gli stessi addetti ai lavori i quali avevano previsto il successo di Vesprini, ma non di quelle dimensioni; un risultato decifrabile non solo con dati concreti bensì anche con valutazioni di natura psicologica. In quale altro modo infatti spiegare l’ubriacatura che, improvvisa e generalizzata, sembra aver colpito la popolazione sangiorgese per l’ex assessore Vesprini.

Tutti pazzi per lui sindaco. Ma, simpatia e moti dell’animo a parte, i dati reali del suo successo sono i voti conquistati con i partiti di centrodestra e con le sue liste. Ne ha presentate 6 di cui 4 civiche e due pseudo-civiche, che sono ’Insieme’ nella quale ha ospitato i candidati di Lega e Fratelli d’Italia e ’per PSG’ riservata ai forzisti. Ebbene le quattro civiche hanno conquistato il 32,74% dei voti e le pseudo civiche il 33,37%.

La somma delle due percentuali fa il 66,11% della vittoria di Vesprini e del centrodestra. Tuttavia per i partiti della destra non è stato un grande risultato se si considera che alle regionali del 2020, l’ultima consultazione elettorale di rilievo, hanno avuto il 53,92%. Quindi, con il 33,37% alle comunali si sono persi ben 20,55 punti percentuali. In parte probabilmente anche per il fatto di non essersi potuti presentare con il proprio simbolo, come preteso da Vesprini.

È facile intuire che siano rimasti ugualmente soddisfatti per essere tornati alla guida della città. Un obiettivo che, a causa delle loro divisioni, non avrebbero mai raggiunto, se l’ex assessore non li avesse raccolti sotto lo stesso tetto. Da ultimo difficile non inserire tra i motivi del largo successo di Vesprini e della destra l’inadeguato comportamento del Pd che, indeciso e diviso su tutto, solo all’ultimo momento e senza lo svolgimento delle primarie ha presentato il proprio candidato sindaco, quasi vittima sacrificale, un partito incapace di creare adesioni, di conquistare consensi esaltando le opere, tante ed importanti, realizzate dall’Amministrazione uscente, incapace altresì di costruire valide alleanze: "l’è tutto da rifare", direbbe Gino Bartali.

Silvio Sebastiani