Prima autore, ora produttore Claudio Corbucci: "Vi racconto le emozioni di ‘Signs of Love’"

La pellicola proiettata alla Bottega delle Idee, presenti gli attori Hopper Jack Penn e Zoe Sidel, figli rispettivamente di Sean Penn e Patricia Arquette. Boom negli Usa, bene anche in Italia.

Prima autore, ora produttore  Claudio Corbucci: "Vi racconto  le emozioni di ‘Signs of Love’"

Prima autore, ora produttore Claudio Corbucci: "Vi racconto le emozioni di ‘Signs of Love’"

‘Lei è sorda. E come diavolo fate a comunicare?’. Una storia di disperazione e d’amore; una storia familiare e criminale nel film ‘Signs of Love’ proiettato per i ragazzi della Bottega delle Idee, nella Sala degli Artisti di Fermo, alla presenza degli attori americani Hopper Jack Penn e Zoe Sidel, figli rispettivamente di Sean Penn e Patricia Arquette, e di Claudio Corbucci in veste di distributore per la Nori Film. L’opera prima di Clarence Fuller, esempio di cinema indipendente americano, è stata vincitrice del premio ‘Corbucci’ (in memoria di Sergio e Bruno) nell’ambito della Festa del Cinema di Roma 2022. Narra le vicende del giovane Frankie che, nel quartiere di Port Richmond di Philadelphia dove regna la legge della strada, cerca di occuparsi come può della sorella alcolizzata e del nipote adolescente sognando una vita migliore. Unica speranza per poter sfuggire ai pericoli della microcriminalità e dell’abuso di sostanze, l’incontro e l’amore per Jane una ragazza non udente di famiglia benestante.

Corbucci, un aggettivo da aggiungere alle motivazioni del premio ovvero ‘la dolcezza con cui il regista ha saputo guardare al dolore dei suoi protagonisti che si oppongono al disagio con improvvisi cenni d’amore’?

"E’ un film sincero: da subito, si percepisce che è fatto con il cuore".

Da autore e produttore, come giudica l’interpretazione degli attori?

"Un cast di bravissimi giovani professionisti tra i quali anche Dylan Penn, sorella del protagonista pure nella vita: colpisce il realismo con il quale si sono calati nei rispettivi ruoli. Sono figli d’arte ma di razza: non è sempre così scontato".

La tematica predominante? "Oltre ai rapporti familiari e all’amore, è in evidenza lo spaccato di un’America dove la dipendenza dalle droghe è un grande problema sociale. Fondamentale però, che tra la durezza dei temi trattati, si apra una porta alla speranza. Per questo è consigliato ai giovani: il film è un ritratto molto verosimile di alcune realtà che possono e devono essere cambiate". Uscito in ottobre negli Stati Uniti, ha già riscosso notevole successo anche tra i ragazzi italiani: i loro commenti?

"In una settimana, insieme a Jack e Zoe, li abbiamo incontrati nelle sale di Roma, Perugia, Bologna, Firenze, Milano e ora siamo nelle Marche: sono molto colpiti dalla ‘chimica’ che s’instaura tra due persone appartenenti a mondi tanto distanti. Si tratta di un neoromanticismo giovanile che non mi ha sorpreso: esiste, a noi adulti il compito di intercettarlo".

Gaia Capponi