Schianto fatale in moto Battaglia sul risarcimento

La famiglia di Niki Cerretani deceduto alcuni giorni dopo l’incidente non si dà pace. Il legale: "Giudizi opposti sullo stesso fatto da due consulenti".

Schianto fatale in moto  Battaglia sul risarcimento

Schianto fatale in moto Battaglia sul risarcimento

"È inquietante che in una nazione che si presume civile un identico fatto, ovvero la tragica morte di un giovane ragazzo in moto, venga giudicata in modo completamente opposto da due tribunali". È quanto afferma l’avvocato Matteo Mion, legale della famiglia Cerretani che sta conducendo una battaglia legale a seguito della morte di Niki Cerretani, il fermano che perse la vita alcuni giorni dopo un incidente avvenuto il primo luglio 2011 a Campiglione, a pochi giorni dal suo matrimonio. L’uomo quel giorno era in sella ad una motocicletta; secondo la perizia redatta dal consulente della Procura di Fermo Luigi Mercanti, avrebbe tenuto una velocità di 126 kmh in un tratto in cui il limite era di gran lunga inferiore.

Una velocità che – secondo il consulente della Procura – non poteva consentire al centauro di evitare l’impatto con un Nissan Qashqai guidato da una donna che si è immessa sulla provinciale 30, proveniente da una strada laterale. La donna fu indagata, ma proprio la perizia l’ha scagionata per cui il gip di Fermo ha archiviato l’inchiesta penale. La responsabilità del sinistro ricadde sul centauro quel giorno in sella ad una Honda Cbr 600. Decisiva la velocità che portava. Davanti al tribunale di Fermo Tua Assicurazione ha citato sette familiari di Cerretani chiedendo al giudice di accertare e dichiarare la totale assenza di responsabilità della donna che guidava la Nissan nella causazione del sinistro in cui l’1 luglio 2011 ha perso la vita Niki e conseguentemente che nulla è dovuto quale risarcimento agli eredi dell’uomo che risiedeva a Monte Urano con la moglie appena sposata. L’avvocato Mion ha invece chiesto che sia dichiarata la responsabilità della donna e che Tua sia condannata a risarcire, sostenendo per altro che l’auto avrebbe dovuto dare precedenza alla moto che sopraggiungeva e che al momento dell’impatto viaggiava a 85 kmh. Va in questa direzione la perizia di Cirino Magnano, Ctu nominato dal Tribunale di Milano nel procedimento ex art. 696 bis c.p.c. promosso dai suoi assistiti. "Davanti al tribunale di Milano i familiari del motociclista hanno ottenuto piena ragione ma – rimarca l’avvocato Mion – l’assicurazione ha fatto causa alla famiglia (caso più unico che raro) per tenere il giudizio a Fermo". Com’è possibile dunque che lo stesso fatto sia giudicato dai consulenti di due tribunali in maniera diametralmente opposta? "Proprio per questo mi auguro che intervengano gli ispettori del Ministero della giustizia e – conclude Mion – adotterò qualsiasi azione giudiziale possibile perché questa famiglia segnata da un tragico lutto ottenga giustizia".

Peppe Ercoli