Fermo, parla Boccia. "Difendo il Made in Italy"

Per il numero uno degli industriali "il nostro Paese non deve più subire le scelte, ma indirizzarle"

Vincenzo Boccia (Foto Zeppilli)

Vincenzo Boccia (Foto Zeppilli)

Fermo, 8 giugno 2018 - Per il battesimo istituzionale di Confindustria Centro Adriatico non poteva mancare il presidente nazionale, Vincenzo Boccia, che ha chiuso la prima assemblea delle due territoriali riunite. Un discorso a tutto campo il suo, che ha solo sfiorato l’argomento del ‘made in Italy’, molto presente negli interventi degli altri relatori, e che ha spaziato dall’importanza del tessuto delle piccole imprese ai dazi degli Usa, passando per l’avanzata della Cina e le politiche industriali necessarie per l’Italia.

"Sono onorato di essere qui. Le parole di Simone Mariani e Giampietro Melchiorri - ha esordito Boccia - hanno sottolineato quello che per noi è chiaro: dietro il pensiero economico di Confindustria c’è un’idea che mette le persone al centro della società e le imprese al centro dell’economia". Un’economia fatta di realtà il più delle volte piccole, ma non per questo meno importanti: "Dei 160mila associati a Confindustria, l’80% ha meno di 50 dipendenti: io stesso vengo dalla piccola industria".

Un concetto espresso davanti a una platea che conosce bene il mondo delle pmi e che ora fa parte di una realtà che mette insieme oltre 700 aziende, dopo aver riunito le due territoriali di Fermo e Ascoli dopo ben 38 anni. Dopo aver sottolineato il grande spirito di comunità che anima le Marche, il presidente nazionale ha parlato delle politiche che servono al mondo dell’imprenditoria: "Mariani ci ha ricordato l’idea di un’Italia inclusiva e le infrastrutture diventano una pre-condizione per farlo, perché costruiscono un’idea di futuro". Tutti elementi che devono contribuire a realizzare la vera mission di Confindustria, quella del lavoro, "da ottenere investendo sulla crescita e riducendo il debito".

Tutto questo in uno scenario in cui emergono segnali positivi a livello nazionale: "Nel 2017 c’è stato un incremento del 7% dell’export e del 30% degli investimenti privati: siamo la seconda manifattura d’Europa». Da qui lo sguardo si è allargato ai dazi degli Usa e alla crescita della Cina, con un passaggio sulla questione del ‘made in Italy’, che è «uno dei marchi più conosciuti dell’Italia nel mondo: dobbiamo difenderlo e tutelarlo". Una difesa possibile anche attraverso un’affermazione della posizione dell’Italia in Europa: "Dobbiamo avere un ruolo politico, essere nella regia delle politiche europee: non subire le scelte ma esserne protagonisti".