Buio Fermana, Giandonato apre la porta: "Se mi chiamano scendo anche in D"

Nervosismo e delusione la fanno da padrone il giorno dopo la retrocessione. Ma il capitano: "Non potrei mai dire di no"

Buio Fermana, Giandonato apre la porta: "Se mi chiamano scendo anche in D"

Buio Fermana, Giandonato apre la porta: "Se mi chiamano scendo anche in D"

Il giorno dopo la retrocessione della Fermana è difficile fare un’analisi lucida. Di tempo a disposizione per evidenziare tutto quello che non ha funzionato in quest’annata ne avremo. Partendo dalle sensazioni, nell’aria c’è quell’odore di miracolo svanito che fa male. Dopo un finale di stagione entusiasmante, la squadra è arrivata in fondo con le energie mentali a zero. Lo dimostra l’ultima partita contro il Pescara. Tolti i vari provocatori come Franchini, preso a male parole anche dal suo stesso allenatore ("Tu sei un c******e"), il nervosismo c’era. Attenzione che si è rivolta verso Manuel Giandonato.

Il capitano segna il gol della bandiera poi indica lo stemma guardando verso la tribuna. Dal 60esimo in poi si è sempre sentito un singolo "supporter", che non rappresenta in alcun modo tutta la tifoseria, offenderlo e urlare contro sua madre. Qualche attrito a fine partita sotto la tribuna dove è andato a prendersi gli insulti e a togliersi la maglia, come quello stesso tifoso gli ha urlato più volte. Insulti in campo, ma fuori Giandonato è scoppiato in lacrime, a dimostrazione di quanto tenga a questa squadra e a tutto l’ambiente. E in sala stampa pensa già al futuro, magari ancora al Recchioni: "Io mi auguro che la Fermana abbia una continuità societaria e che riparta dalla Serie D. Noi siamo qua, se i cellulari squillano siamo tutti contenti. Io non potrei mai dire ‘no’ alla Fermana. C’è un legame diverso con questa piazza". A conferma di come solo il nervosismo abbia condizionato quanto successo con i tifosi. "Se mi chiedessero perché ci tengo così tanto a questa maglia direi ‘non lo so’. E non sono frasi di circostanza, non mi serve fare il lecchino. Forse sarà perché, quando sono arrivato qua la prima volta non mi voleva nessuno e sarò sempre riconoscente. Se a me domani mi chiamasse chiunque della Fermana e mi dicesse: ‘Noi ripartiamo dalla Serie D, che vuoi fare?’, io non chiudo la porta". Un’apertura chiara che arriva da un giocatore che in estate aveva ricevuto un contratto dalla Sambenedettese a condizioni economiche ben più favorevoli rispetto a quelle che gli offriva la Fermana, eppure ha scelto i gialloblù. Giandonato poi fuori dallo stadio è andato a chiarirsi con i tifosi. Il capitano è il simbolo di un gruppo che fino alla fine ha lottato. Ne sono la dimostrazione le lacrime di Misuraca sotto la Laterale o Paponi che rimane accovacciato in mezzo al campo per un quarto d’ora dopo che tutti se ne sono andati. "La squadra ha dato tutto", continua il capitano. "Quello che posso dire è che non mi è mai capitato di avere un gruppo con così tanti attributi. Che continua ad andare sempre al campo con la stessa fame. Nonostante vai ad Ancona e dopo venti minuti devi stare in 11 contro 10 e perdi, nonostante contro il Pineto non ti danno due rigori clamorosi. Siamo stati sempre sul pezzo a lavorare. Se siamo retrocessi l’abbiamo meritato, ma è figlio di otto mesi fa".

Filippo Rocchi

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