Bar e ristoranti, l’allarme di Fipe: "Il 30% non riuscirà a riaprire"

E condanna i tafferugli durante la manifestazione a Roma: "Hanno dato una brutta immagine del comparto"

Migration

Scontri di piazza tra manifestanti e polizia: sono quelli andati in scena durante la manifestazione ‘Io apro’, i giorni scorsi a Roma. Questa volta però a contrapporsi non erano (solo) estremisti e no global. Bensì ristoratori, albergatori, imprenditori vessati dalle chiusure. C’è però chi, pur appoggiando idealmente le motivazioni che hanno spinto le persone a scendere in piazza, ne stigmatizza le modalità. E’ il caso di Matteo Musacci, presidente regionale di Fipe–Confcommercio. Organizzazione che peraltro ha convocato, simbolicamente, l’assemblea straordinaria nei pressi di Montecitorio, martedì prossimo. "Ma è proprio questa la differenza – puntualizza Musacci – noi abbiamo organizzato, con modalità differenti, un’assemblea di Fipe (prevista dallo Statuto), per sottolineare simbolicamente le difficoltà del nostro settore. Ma, sono sicuro, che nel nostro caso non si verificheranno tafferugli". La manifestazione ‘Io Apro’ dice Musacci "non ha fatto altro che dare una brutta immagine dei professionisti che compongono il nostro comparto produttivo". "Abbiamo bisogno di un orizzonte temporale definito e di regole chiare – dice Musacci – per far ripartire le nostre imprese: siamo allo stremo". E sulla provincia di Ferrara le chiusure e il procrastinarsi delle restrizioni peseranno tanto sul tessuto economico. "La nostra stima, a livello provinciale – dice ancora – è che non riesca più a riaprire un 30% delle aziende che fanno capo al settore dei pubblici esercizi. Significa una perdita di 1500 posti, almeno".

Lo spiraglio si apre, a partire da lunedì per la nostra regione. Eppure, osserva Musacci, che è anche titolare del ristorante ‘Apelle’, "per noi cambierà ben poco. Forse, per i bar che fanno in particolare le colazioni, potrà aumentare il numero di persone che si fermano per l’asporto (visto che non è più richiesta la giustificazione per gli spostamenti all’interno del Comune). Per i ristoranti, però, se le regole non cambiano, proseguirà questo bagno di sangue. L’unica soluzione è l’apertura dei pubblici esercizi, anche in zona arancio, almeno fino alle 18. Poi, in zona gialla, fino alle 22".

Federico Di Bisceglie