"Covid, difficile vaccinare gli invisibili"

Il nodo immunizzazione dei senzatetto. Intanto il virus rialza la testa con 36 nuovi positivi: 15 ad Argenta sono giovani di ritorno dal mare

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FERRARA

La pandemia avanza. Lo dicono i numeri, che ieri nella nostra città hanno toccato quota 36 positivi (di cui 13 asintomatici, 7 provenienti da focolai e uno dall’estero, con l’età media fissata a 30,9 anni), senza però far registrare alcun ingresso in terapia intensiva o decesso. L’accelerazione, va detto, è principalmente dovuta alla situazione di Argenta, dove nelle ultime 24 ore si sono registrati 15 positivi (si tratterebbe di ragazzi tornati da una vacanza al mare effettuata in un’altra regione). Infine, sono state 72 le persone uscite dall’isolamento domiciliare, a fronte però di 113 ingressi. Per provare ad arginare tale avanzamento, occorre vaccinare quante più persone il prima possibile (a mercoledì, erano 389.750 le dosi somministrate). Anche i senza tetto, categoria presa poco in considerazione in questo anno di emergenza sanitaria da parte delle istituzioni. Ma forse qualcosa sta cambiando. E’ notizia delle ultime ore, infatti, la volontà della Regione Emilia-Romagna di accelerare l’iter per immunizzare chi non possiede una dimora fissa. Come? Attraverso progetti di collaborazione che coinvolgano sia le aziende sanitarie locali, sia le associazioni di volontariato. Ferrara, in tal senso, è però indietro. Ma c’è una realtà, comunque, che un programma simile l’aveva già studiato: è l’associazione ‘Viale K’, che si è mossa nelle settimane passate per cercare di convincere i propri ospiti a sottoporsi al vaccino. Con risultati però, va ammesso, decisamente poco incoraggianti: "Abbiamo creato un ponte con la Caritas, in cui c’è un ambulatorio preposto, per tutte quelle persone che si vogliono immunizzare, perché noi non forniamo direttamente le dosi – spiega Raffaele Rinaldi –. Il problema è che non sono tanti i soggetti che hanno aderito: parliamo di sole due persone nell’ultimo mese". La resistenza, dunque, è elevata. Ma, al tempo stesso, non si può cacciare via chi non intende sottoporsi all’iniezione. "Purtroppo – prosegue il referente dell’associazione – circolano tante informazioni, anche sbagliate, che fanno crescere la paura nei senza fissa dimora, con il risultato che non sono tanti quelli che vogliono vaccinarsi". E quindi? L’alternativa c’è. Se fino ad adesso si è cercato di far prendere la residenza fittizia a quegli ospiti che si convincono della bontà dell’immunizzazione, per mandarli dal medico di riferimento, la via preferenziale è comunque quella della sensibilizzazione: "Stiamo pensando di contattare un medico di base che venga in struttura per informare gli ospiti e tranquillizzarli – prosegue Rinaldi –. Ma anche e soprattutto per cancellare le tesi di complotti o cose di questo genere. Generalmente i senza tetto italiani sono più aperti, mentre gli stranieri mostrano maggiori resistenze". Un’idea buona che, però, al momento rimane ancora sulla carta, almeno per ‘Viale K’. Ma, fortunatamente, a livello istituzionale una novità c’è. Proprio ieri, infatti, l’assemblea legislativa dell’Emilia Romagna ha approvato il progetto di legge a firma Partito Democratico che prevede che anche chi non possiede una residenza possa avere un medico di riferimento. "Oggi i senza fissa dimora sono soggetti diventati poveri – spiega Antonio Mumolo, relatore della legge –: padri separati che non riescono a mantenersi, imprenditori falliti, pensionati con assegno al minimo che non riescono a pagare affitto e bollette. Tutte persone che vengono cancellate dall’anagrafe e, di conseguenza, perdono il diritto alla salute. Con questa legge possiamo ridurre le disuguaglianze". Un plauso all’ok della norma arriva anche da Marcella Zappaterra. Per il capogruppo Pd in assemblea si tratta "di una importante novità, accolta anche dai medici di medicina generale con assoluto favore". Quindi, il pensiero corre anche all’aspetto economico della faccenda: "Prima – conclude – vi era un costo per la collettività, visto che ogni singolo accesso al pronto soccorso comporta una spesa per l’erario compresa tra i 150 e i 400 euro, mentre il medico di base costa meno di 100 euro all’anno a persona".

Matteo Langone