Il Pos per un bicchiere d’acqua "Un obbligo che ci costa caro"

Gli esercenti devono accettare la carta altrimenti c’è una multa. Commissione sul banco degli imputati. L’edicolante non ci sta: "Il prezzo di alcune guide tv è di 60 centesimi, così è come regalarle"

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di Matteo Langone

C’è chi timidamente si lamenta e chi alza le mani, perché il mondo, in fin dei conti, evolve. Pagare con la carta di credito anche il caffè o il giornale? Da giovedì, ogni esercente è tenuto ad accettare i pagamenti tramite la moneta elettronica senza obiettare. Pena, una multa. Non così salata, va detto, ma comunque fastidiosa. E siccome, lo si ribadisce, la tecnologia è sempre più padrona delle nostre vite, la nuova mossa imposta da Roma per combattere l’evasione è stata più o meno accettata da tutti. "Già in tanti usano le carte – ammette Marina Milani, ‘Antica tabaccheria del Volto’ – ma per noi le commissioni sono massacranti. Soprattutto sulle ricariche telefoniche: lì si fatica a guadagnare qualcosa". Ogni settore, tra quelli dove i prodotti e i servizi costano meno, ha i suoi punti deboli. Tranne, forse, uno, in cui la moneta elettronica è quasi una beffa: il giornalaio. "L’idea non mi piace – confessa Sergio Tracchi, edicola ‘Duomo’ –. Basti pensare che una guida tv può costare anche solo 60 centesimi: se uno paga con la carta di credito, date le commissioni, per me è come regalarla". E, in effetti, i chioschi di giornali e riviste sono forse l’esempio limite di questa ‘rivoluzione’. Esistono altri ambiti in cui, diciamocelo, il margine è più ampio. Ad esempio, il mondo dei taxi. Gianni Cedrini, a bordo della sua auto bianca, racconta di come ormai la carta di credito e il bancomat siano all’ordine del giorno. Lui, come i suoi colleghi, non è rimasto contrariato da questa imposizione, ma solo per il fatto che grazie ad una convenzione nazionale tali autisti godono di commissioni fisse. Opposto è, invece, il discorso per Maria Chiara Galassi che, dietro al bancone del suo ‘Cami Cafè’, trema ad ogni ordinazione. "Un conto è un cliente che prende un caffè e una pasta – replica – un altro è quello che mi chiede solo un bicchiere d’acqua. Poi, a seconda delle diverse carte, cambiano le commissioni. Diciamo che con il sistema ‘Satispay’ vado meglio". Stesso problema si evince dalle parole di Luca Soffritti, che vende fiori in una bancarella del mercato. Lui, forse più di tutti, ha quotidianamente a che fare anche con i turisti; gente che, per antonomasia, tende a usare il meno possibile monete e banconote. "Quando – replica – devo battere uno scontrino sotto i dieci euro, se l’acquirente intende pagare con una carta, io ci guadagno davvero poco. Ma d’altronde ormai molti la usano e non dico certo di no". Un rifiuto potrebbe comportare una sanzione. Anche se in realtà spetterebbe al cliente denunciare il fatto alle autorità. Ma la vera domanda, in questa sorta di rivoluzione economica che forse una vera e propria rivoluzione non è, è un’altra: può, questo obbligo, sortire un effetto concreto sulla lotta all’evasione? "E’ un buon inizio – chiosa Federica Fortini, ‘Ferrara Frutta’ – ma la strada è sicuramente lunga". Lei, lo si nota quasi ad ogni acquisto, il Pos lo usa regolarmente da anni e negli ultimi giorni non ha assistito ad alcuna flessione degli affari. E probabilmente ciò sarà così anche per tutte le altre categorie. Tempo di assestare il colpo, di abituarsi, di comprendere che il futuro è sempre più legato alla tecnologia e meno al contante. Poi, se lo Stato vorrà aiutare i commercianti – i tabaccai, in tal senso, hanno già chiesto di essere esentati da questo cambiamento –, si vedrà.