NICOLA BIANCHI
Cronaca

Professore indagato: “Adescò alunna 13enne”. Scambio di messaggi hot

Oltre 10mila chat in un mese. ll pm di Bologna: una videochiamata di 2 ore. La scuola è stata informata, il docente 49enne si difende: “Tutto falso”

Sulla vicenda hanno indagato i carabinieri (foto di repertorio)

Sulla vicenda hanno indagato i carabinieri (foto di repertorio)

Ferrara, 28 gennaio 2025 – Ci sono inchieste difficili da scrivere e da raccontare. Storie che ti scavano dentro, vuoi per l’ipotesi di reato e per le persone offese, vuoi per il nome degli indagati o per chi gli ruota attorno. E ti lasciano sconcertati. Questa è una di quelle, parla di una giovanissima studentessa, parte lesa, e di uno dei suoi docenti, ora indagato per adescamento di minori. A causa di un fittissimo scambio di messaggi, “con fantasie erotiche”, pressoché quotidiano.

Accuse infondate, rimanda al mittente l’uomo. Versione opposta quella del pubblico ministero bolognese Augusto Borghini, che in nemmeno un mese ha messo un punto fermo sulla vicenda, dopo sequestri, consulenze sugli apparati telefonici ed escussioni in audizioni protette, notificando il 415bis, ovvero l’atto che pone fine alle indagini preliminari, preludio di una richiesta di rinvio a giudizio.

Lei, meno di 14 anni, è una studentessa di una scuola secondaria ferrarese di primo grado, quelle che una volta si chiamavano semplicemente scuole medie. Lui, quasi quarant’anni in più, uno dei suoi professori: molto preparato, sempre gentile e dallo stile impeccabile con chiunque. Tra i due, nel cuore dell’autunno, però si crea un cortocircuito, un qualche cosa di insensato e squallido che squarcia un normale e sacrosanto rapporto studente-professore. Uno di quelli che ti fa finire dritto in tribunale, come reciterà uno dei tanti messaggini WhatsApp finiti sotto la lente dei carabinieri. Dal 7 novembre ai primi di dicembre il consulente della procura felsinea ne ha individuati “oltre 10mila”.

Nel capo di imputazione si legge che l’indagato, “approfittando del ruolo di docente”, attraverso una condotta “complessiva improntata a condizionare la volontà della minore”, affidata “alla sua cura e istruzione”, l’avrebbe indotta a compiere atti “di natura sessuale”, prospettandole, di persona o tramite messaggi, “le sue fantasie erotiche”. Un modo per “carpirle pienamente la fiducia (...)”, influenzandola e creandole disagio. Oltre alle chat, sono state trovate anche telefonate e videochiamate, una delle quali di oltre un’ora e cinquanta minuti.

Dagli apparecchi sequestrati al docente – telefono, tablet, pc – non sarebbero però emersi elementi di natura pedopornografica o immagini vietate della parte offesa. Così come sono stati esclusi atti sessuali di ogni tipo. Un rapporto epistolare malato, cioè che emerge, portato alla luce grazie alla denuncia fatta dalla madre della minore, iniziato quasi per gioco, con un “buongiorno”, “buonasera”, con effusioni attraverso abbracci e baci virtuali, poi via via degenerato in complimenti sempre più spinti verso la ragazzina, sogni e desideri hot, fino ad arrivare a vere e proprie manifestazioni di un ’amore’ infetto tra un adulto e una ragazzina delle scuole medie.

Pensieri inviati dal telefonino del prof e ritenuti “inequivocabili” per la pubblica accusa; una relazione “estremamente promiscua”, con il docente che in più occasioni, stando agli inquirenti, avrebbe esternato la sua felicità nello stare con la ragazzina. Ma la scuola in tutto questo? Secondo quanto trapela, l’istituto dove lavora il professore sarebbe stato messo al corrente già alcuni giorni fa degli accertamenti in corso di Arma e procura.