"Video hard diffuso, è uno dei casi peggiori"

La psicologa forense Bruzzone sull’ultimo episodio di revenge porn a Ferrara: "Una preoccupante pervicacia nel fare male"

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di Cristina Rufini

FERRARA

Le indagini su chi ha diffuso i video hard che hanno come protagonista una donna ultra quarantenne di Ferrara proseguono. La polizia postale sta cercando di mettere in fila tutti i passaggi e di individuare tutti i responsabili della catena, non soltanto chi in possesso del filmato, girato in privato, lo ha inviato per primo. Un reato commesso con la volontà non soltanto di denigrare la vittima, ma anche di farle terra bruciata attorno. Ne è convinta Roberta Bruzzone, psicologa forense e criminologa investigativa.

Dottoressa Bruzzone ha letto dell’inchiesta aperta a Ferrara per revenge porn?

"Sì. Ed è obiettivamente uno dei casi peggiori, dove è evidente la volontà non soltanto di vendicarsi da parte di un uomo perché è stato lasciato, ma anche la pervicacia di perseguitare la ex, colpevole di aver voluto interrompere la relazione. Di farle davvero terra bruciata attorno e di renderle la vita un inferno"

Perché ne è così convinta?

"L’avere accostato, in uno dei video che è stato spedito in varie chat, il luogo di lavoro di lei alle riprese private a sfondo sessuale, significa che chi lo ha fatto aveva l’intenzione non soltanto di denigrarla nella cerchia dei conoscenti, ma anche di renderla riconoscibile a coloro che soltanto vedendola non potevano certo sapere chi fosse. Un’escalation di rabbia e determinazione nel fare male".

Potrebbe esserci un seguito con conseguenze, se possibili, maggiori?

"Non è da escludere. La determinazione con cui non solo si è voluto denigrare la vittima, ma anche renderla riconoscibile, fa pensare a qualcuno disposto a perseguitare. Che potrebbe anche compiere azioni, se possibile, più gravi"

Tra pochi giorni, il 9 agosto, saranno trascorsi due anni dall’entrata in vigore della legge che ha introdotto il revenge porn, ci sono stati miglioramenti?

"Sicuramente si tratta di una legge che dà maggiori possibilità di intervento, se le vittime denunciano tempestivamente. Purtroppo neanche questa normativa può risolvere il problema della diffusione delle immagini in rete, una volta immesse nel circuito è difficilissimo toglierle. E chi commette questo tipo di reati lo sa benissimo. Mi spiego: sa che può essere rintracciato, ma anche che le conseguenze per la vittima saranno difficili da cancellare". Da agosto 2019, ad agosto 2020 dieci i casi di revenge pron denunciati in provincia di Ferrara.