Maxi bolletta, quanto è caro il Castello Estense a Ferrara: oltre 200mila euro tra luce e gas

La cifra, l’ultima resa nota dalla Provincia, è destinata a raddoppiare nel corso di quest’anno Come la somma complessiva per l’energia dell’ente, che lieviterà fino a due milioni per il 2023

Il Castello Estense

Il Castello Estense

Ferrara, 7 gennaio 2023 – Quanto ci costa il Castello? Nel girare del contatore sono arrivate al palazzo che ospita la Provincia, palazzo simbolo della città, due bollette piuttosto salate. Per l’energia elettrica il conto è di 50mila euro (362mila kwora); per il gas e quindi il riscaldamento si sale alla cifretta di 160mila euro. Il dato – l’ultimo fornito dalla Provincia sui costi del Castello – riguarda la chiusura del 2021.

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Non è poco, nulla se paragonato alla bolletta che arriverà a chiusura del 2022 e quella di quest’anno. Le voci più pesanti che hanno fatto esplodere le fatture di famiglie, imprese e, come in questo caso, enti pubblici sono la guerra in Ucraina, il braccio di ferro con lo zar Putin per il costo del gas, l’inflazione galoppante. Gli uffici della Provincia stanno guardando già avanti – prevenire è meglio che curare – e si sono fatti una botta di conti. Con la calcolatrice in mano Leonardo Bottoni, capo dell’ufficio servizi edilizia scolastica e fabbricati, con la dirigente Gabriella Ferroni.

Si calcola che il costo sia per la luce sia per il gas del Castello sia destinato quantomeno a raddoppiare. Una stima per difetto, è molto più probabile un rincaro del triplo. Anche perché la corsa al rialzo della materie prime – tra pochi stop e molti ‘go’ – è proseguita nell’incubo del fine mese per tanti cittadini e imprenditori. Una speranza è rappresentata dai contratti bloccati, sottoscritti andando a trattare sul mercato. E’ il gioco della domanda e dell’offerta. Un gioco che si è incrinato. Con i costi alle stelle non ci sono più mediatori disponibili a fare offerte vantaggiose. Tradotto, per la Provincia è un’impresa quasi impossibile strappare un prezzo fisso per energia elettrica e gas. Gli occhi dei dirigenti sono comunque aperti, pronti ad afferrare un’occasione favorevole, un contratto vantaggioso. I tempi sono grigi, meglio non fare affidamento sugli aiuti del governo inseriti nei vari decreti bis, tris e compagnia bella. L’ultimo – per fare un esempio in soldoni – ha messo nel piatto delle Province 20 milioni. Briciole, il conto reale parla di un fabbisogno di almeno 200 miloni. Spese che si aggiungono a spese. A cominciare da quella spicciole che poi proprio spicciole non sono. Un altro esempio. In quei pochi giorni durante i quali la temperatura è scesa sotto lo zero, è scattato il piano neve.

Sono stati buttati negli 800 chilometri delle strade sempre di competenza della Provincia tonnellate di sale. Fattura: 30mila euro. Ma le temperature son ballerine, sono salite. Molto probabilmente l’operazione ’’salatura’ dovrà essere ripetuta se il termometro scende. Altri 30mila da buttare nel reticolo di strade. Una scelta obbligata, c’è in ballo la sicurezza di chi viaggia per lavoro ed anche magari per divertirsi. Insomma, per tirare le somme. Il conto previsto per il 2023 per le casse della Provincia – una stima che riguarda quindi non solo il Castello ma tutti i costi dell’ente – potrebbe arrivare a due milioni. Un bel salto – il doppio – rispetto al un milione e 300mila euro causato proprio dal lievitare di luce e gas. Son o state varate politiche di risparmio, che sotto questa mazzata rischiano di lasciare il tempo che trovano. Ma qualcosa va fatto ed allora ben venga la buona condotta dei dipendenti.

"Abbiamo invitato – precisa il presidente Gianni Michele Padovani – i nostri dipendenti ad adottare pratiche virtuose per cercare di tagliare sugli sprechi".

A spiegare quali sono queste buone pratiche Riccardo Natali, dirigente del settore bilancio, settore cruciale chiamato a far quadrare i conti. Il vademecum del bravo dipendente – o almeno del dipendente ’green’ – prevede niente stufette negli uffici. Ancora, si ’invita’ a non accendere le pompe di calore. Qui alzi la mano chi non l’ha fatto mai quando la temperatura va magari in picchiata. Ancora, una delle prime misure, bandite le stampanti nei singoli uffici e riscaldamento spento nei giorni del ponte. Il risparmio, anche recentemente, c’è stato. Ma basteranno queste misure a salvare capra e cavoli, soldi e dipendenti dai rigori – per ora solo annunciati – dell’inverno. L’imperativo è incrociare le dita e sperare nel mercato. E magari anche nel tempo folle, qualche grado in più fa male al clima ma bene alle casse.